L'Ungheria striglia l'Europa: "Per fermare l'immigrazione serve volontà politica"

Il portavoce del governo ungherese, Zoltan Kovacs, ammonisce il governo Conte: “Bene politiche economiche indipendenti, ma le regole vanno rispettate”. E sull'immigrazione dice: "Gli ingressi illegali si possono azzerare"

L'Ungheria striglia l'Europa: "Per fermare l'immigrazione serve volontà politica"

“I Paesi di Visegrad hanno dimostrato che fermare l’immigrazione illegale è possibile. È solo questione di volontà politica”. A dirlo con forza è Zoltan Kovacs, portavoce del governo ungherese, nel corso di un incontro con la stampa italiana. Il rappresentante del premier magiaro, Viktor Orbán è arrivato in questi giorni nella Capitale per incontrare alcuni esponenti del governo italiano.

Pienta sintonia tra l'Ungheria e l'Italia sull'immigrazione


“L’Ungheria lavora per fermare l’immigrazione illegale”, rivendica con una punta d’orgoglio. E sui migranti invita Roma ad adottare il modello ungherese: “Da noi non ci sono clandestini perché non li facciamo entrare”, spiega ricordando gli effetti delle barriere poste dall’esecutivo ungherese al confine con la Serbia sulla scia della crisi migratoria del 2015. L’asse Roma-Budapest, anche in vista delle prossime elezioni europee appare sempre più salda. E il governo ungherese è pronto a smentire chi obietta che Italia e Ungheria abbiano interessi diversi su un tema cruciale come quello delle politiche migratorie, ad esempio sul tema dei ricollocamenti. “È nell’interesse di ogni singolo paese membro contrastare l’immigrazione illegale”, chiarisce puntando il dito contro quei politici che “volenti o nolenti cooperano con i trafficanti di esseri umani e le Ong” alimentando il “business dell’immigrazione” e “permettono quello che ora sta accadendo ai confini d’Europa”. Nessuna divergenza sui ricollocamenti, quindi, “se si risolve la questione alla base”. Ovvero, blindare la “fortezza Europa”. E non mancano le stoccate a Bruxelles. “Ci sono Paesi che scelgono l’immigrazione come strumento per far fronte al calo demografico che affligge il continente – spiega – l’Ungheria, invece, ha scelto un’altra strada”. Quella delle “politiche per la famiglia” con il 4% del Pil nazionale stanziato a sostegno della natalità. L’immigrazione, ricorda il portavoce del premier magiaro, è tra i temi centrali della prossima campagna per le elezioni europee. Ma a tenere banco c’è anche la questione delle regole e della flessibilità. “È arrivato il momento di finirla con la politica dei due pesi e due misure e che l’Ue tenga conto anche della prospettiva dei V4”, attacca.

L'Ungheria striglia l'Italia sulla manovra: "Le regole vanno rispettate"

Mentre sul braccio di ferro tra Roma e Bruxelles sulla manovra economica usa toni più cauti di quelli usati da austriaci e olandesi ma ammonisce il governo gialloverde: “Ognuno ha il diritto di portare avanti politiche economiche indipendenti, ma le regole vanno rispettate”. “Negli ultimi otto anni il governo ungherese ha dimostrato che all’interno del quadro europeo si può condurre una politica economica indipendente ed efficace”, ha detto Kovacs intervistato da ilGiornale.it, ricordando la crescita del +5% del Pil, il tasso di disoccupazione al -4% e il calo di oltre 10 punti del debito pubblico ungherese, dall’84 al 71%. Segno, insomma, che si può crescere anche restando fedeli ai parametri del Trattato di Maastricht. Certo, afferma, di sicuro “cambierà l’attuale composizione del Parlamento europeo, ma è presto dire che tipo di formazioni politiche o raggruppamenti andranno a crearsi”. “Siamo aperti a qualunque tipo di alleanze”, annuncia, ma Fidesz, il partito di Orbán è intenzionato a restare all’interno del PPE. “Siamo democristiani e parte organica del Partito Popolare Europeo”, ci dice. Ciò non toglie che ad affiancare lo staff del premier magiaro nella prossima campagna elettorale europea ci sarà l’ex stratega della Casa Bianca, Steve Bannon, reinventatosi di recente spin doctor dei sovranisti con la sua fondazione, The Movement. “Viktor Orbán collabora con numerosi consiglieri e gruppi di consiglieri a livello internazionale”, spiega. “I risultati di questa collaborazione – aggiunge – si vedranno alle prossime elezioni”.
Sui rapporti con la Russia, invece, denuncia “l’atteggiamento ipocrita” dei Paesi occidentali. “Alcuni di questi, come la Germania, ad esempio, fanno finta che i loro rapporti commerciali con Mosca non esistano”, accusa. “Noi abbiamo solo bisogno del gas russo per soddisfare il fabbisogno energetico degli ungheresi – ammette – e quindi le nostre relazioni bilaterali sono dominate dal buon senso”. Taglia corto sul nemico giurato, il magnate George Soros: “La Central European University non rispetta le regole del nostro Paese: è un’entità giuridica senza studenti, né campus, né insegnanti”. “Siamo curiosi di come faranno a soddisfare gli standard austriaci”, ha concluso ironico con riferimento all’incontro tra il miliardario di origini ungheresi e il cancelliere Sebastian Kurz.


E se la permanenza dell’Ungheria nell’Ue “non è neppure in discussione”, di sicuro “si pongono serie domande sul futuro dell’Unione Europea”. L’Europa, afferma Kovacs, “dovrà ritrovare la sua identità e ritornare ad essere un’Europa delle nazioni”. Altrimenti, “non sarà più Europa”.

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