L'unica misura efficace: meno tasse

I bonus di Renzi fanno flop, agli italiani piace la cedolare secca

L'unica misura efficace: meno tasse

Difficile comprendere il revival statalista che sta movimentando la politica italiana, visto che i dati sfornati da tutti i possibili osservatori danno il ragione a chi sostiene il contrario, cioè a chi vorrebbe ridurre il ruolo del pubblico al minimo. Quello che emerge è che tutte le iniziative più creative della politica, quelle hanno l'obiettivo di incidere sui redditi degli italiani sono andate a vuoto o si sono dimostrate di difficile applicazione. Al contrario, le riduzioni delle imposte, come l'introduzione della cedolare secca sugli affitti, hanno avuto successo, nel senso che sono state gradite dai contribuenti. Una conferma arriva dall'analisi fatta dal ministero dell'Economia sulle dichiarazioni fiscali 2016 (Statistiche sulle dichiarazioni fiscali Analisi dei dati Irpef).

Un capitolo è dedicato al bonus da 80 euro in busta paga. Talmente complesso da gestire che 1,7 milioni di italiani sono stati costretti a restituirlo. Ne ha avuto diritto il 53,4% dei lavoratori dipendenti, ma l'effetto sui consumi, come hanno dimostrato le rilevazioni degli anni scorsi, è stato nullo. Pesante, invece, l'eredità sui conti visto che il costo di circa 9 miliardi di euro è da contabilizzare nel bilancio pubblico come spesa.

Il rapporto del ministero si occupa anche del Tfr in busta paga. Iniziativa del precedente governo che mirava a mettere in tasca agli italiani parte della «liquidazione» accumulata. Un fallimento dimostrato dai numeri del dicastero guidato da Pier Carlo Padoan. Risultano solo 120.000 adesioni all'anticipo del Tfr, lo 0,6% del totale lavoratori dipendenti. I soldi messi in tasca dagli italiani sono in tutto 78 milioni di euro e la media dell'anticipo è stato 648 euro. Esperimento fallito, quindi. Il non detto è che uno dei motivi del fallimento è che l'anticipo è tassato come un reddito ordinario, mentre il Trattamento di fine rapporto ha una tassazione agevolata. Gli italiani, anche con redditi bassi, ragionano sul medio e lungo termine e preferiscono un incasso futuro con tassazione agevolata a liquidi immediati spolpati dall'imposta marginale. I dati sull'occupazione sia dell'Inps sia di Istat dimostrano come un altra misura interventista, come la decontribuzione per le assunzioni stabili abbia avuto effetti limitati nel tempo e nella portata.

Sempre nel rapporto del Mef si smonta la tesi di chi pensa di risolvere i problemi del Paese stangando i più ricchi. Il contributo di solidarietà del 3% sui redditi complessivi superiori ai 300 mila euro, nel 2015 ha fatto entrare nelle casse dello stato 294 milioni di euro. Un contributo nullo.

Unica misura che il documento sembra promuovere è la cedolare secca sugli affitti. I redditi da fabbricati di immobili locati soggetti alla tassazione sostitutiva sono aumentati del 13,5% per l'aliquota al 21% e del 55,3% per l'aliquota al 10%, che si applica, solo in alcuni comuni, alle locazioni a canone concordato. Nel 2016 hanno aderito 1,7 milioni di contribuenti, nel complesso la crescita è stata del 22,4%.

Segno di un'attenzione sempre maggiore, nonostante la cedolare secca sugli affitti sia già al quinto anno di applicazione.

«Dati positivi che dovrebbero spingere governo e Parlamento a varare la stessa misura per negozi e uffici che sta soffrendo soprattutto per l'altissima tassazione», auspica il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa. Una semplificazione e, di fatto, un taglio delle tasse che gli italiani apprezzano. Più dei bonus e degli sgravi temporanei e parziali.

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