A sinistra se la caveranno liquidandolo come un nuovo segnale del fascismo emergente. Ma i fallimenti della sinistra derivano dall'abbinamento di analisi politiche desuete alla convinzione che criminalizzare basti ad esorcizzare ogni evento politicamente sgradito. Meglio dunque evitare l'errore. Spiegare un fatto senza precedenti come il tentato assalto di ieri alle sedi Ue di Bruxelles con la violenza dell'estrema destra è improprio e riduttivo. Quell'esplosione di violenza, accompagnata dalla presenza di oltre 5mila manifestanti, è la dimostrazione di come il malessere verso l'Unione Europea cresca di giorno in giorno. E come questo malessere raggiunga il suo apice quando ci sono in ballo questioni come la sovranità nazionale e i migranti. Non a caso sono stati questi due temi - dopo il benvenuto ai richiedenti asilo lanciato dalla Merkel nel 2015 - ad aver innescato prima la Brexit e poi la rivolta di sovranisti ed euro-scettici. E sono stati ancora una volta questi temi a garantire adesioni alle manifestazioni inscenate ieri a Bruxelles. Per attirare manifestanti è bastato cavalcare il malcontento per quel «global compact» sui migranti che, solo una settimana prima, aveva spinto i nazionalisti della Nuova Alleanza Flamminga ad abbandonare l'esecutivo del premier Charles Michel. Un premier accusato dagli alleati di destra d'aver garantito, senza alcuna consultazione preventiva, la partecipazione dell'esecutivo alla conferenza dell'Onu di Marrakech in cui è stato dato il via libera al Global Compact. Stipulato da un'istituzione transnazionale e non eletta come l'Onu, rifiutato da paesi come Svizzera, Italia, Usa, Israele, Polonia e Australia, ma sottoscritto e consigliato dalla Ue, il cosiddetto «Global compact» è la sintesi di tutto ciò che fa andar in bestia gli euroscettici.
Seppur ufficialmente non vincolante il documento punta non solo a garantire uguali diritti a migranti regolari e non, allargando a dismisura le maglie dell'accoglienza, ma anche a sottrarre agli stati nazionali e ai governi democraticamente eletti il controllo delle frontiere e la gestione degli arrivi per trasferirli a organizzazioni scelte dall'Onu o dalla stessa Ue. Tutto quel che serve per garantire linfa vitale a quel movimento populista che alle europee del prossimo maggio tenterà il vero assalto alle fortezze Ue di Bruxelles.
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