Roma Senatore Renato Schifani, quale discontinuità rileva nel passaggio da Renzi a Gentiloni?
«Una discontinuità comunicativa, giudicheremo poi sui fatti. Mi fa piacere che Gentiloni abbia un approccio non interventista sulle regole, dopo la stagione delle questioni di fiducia poste persino sulla legge elettorale. Inoltre è importante l'attenzione all'italianità delle nostre aziende sotto attacco, come nel caso Mediaset, un segnale di difesa dei nostri valori che non registriamo nel Movimento 5 Stelle, forza antisistema priva di classe dirigente».
Quale prospettiva temporale dovrebbe avere il governo?
«Il presidente della Repubblica è stato chiarissimo: bisogna dare al Paese attraverso il Parlamento un sistema di regole omogeneo tra Camera e Senato frutto di un ampio dibattito che vada possibilmente oltre la maggioranza. Bisogna partire dall'orientamento della Corte Costituzionale che verrà reso noto a fine gennaio, in particolare sui capilista e su un premio di maggioranza abnorme che rischia di assegnare a una lista con il 30% il 54% dei seggi».
Da dove dovrebbe partire il dibattito parlamentare?
«Dal Senato dove sono rappresentate tutte le forze politiche in maniera più articolata. Questa proposta è la dimostrazione che Forza Italia non intende fare melina. Serve naturalmente una intesa tra i presidenti delle Camere».
Il Pd è in pressing per il ritorno al Mattarellum.
«Oggi anche osservatori neutrali certificano che non dà governabilità. Dice bene Berlusconi quando sostiene che in un sistema con tre blocchi omogenei è difficile individuare un sistema elettorale in grado di garantire con un premio di maggioranza non incostituzionale la stabilità del Paese. Per non dire che anche in un sistema bipolare sia nel '94 che nel 2006 il Mattarellum non era riuscito a garantire piena governabilità».
Quale premio di maggioranza e quale soglia per i partiti più piccoli?
«Non più di un eventuale premio di incoraggiamento per la coalizione vincente. La soglia dovrebbe essere almeno del 4 o del 5%».
Per il Pd il proporzionale significa Prima Repubblica ed esplosione del debito pubblico.
«È un falso allarme del tutto strumentale. A quei tempi non c'era Maastricht e i vincoli di bilancio stringenti di oggi».
Lei ritiene possibile votare a giugno?
«Significherebbe tenere il G7 di fine maggio in Italia con un Gentiloni dimissionario chiamato a confrontarsi con Trump, Theresa May e il neo-eletto presidente francese su temi importantissimi come il credito politico che l'Italia può vantare sull'immigrazione e la ricomposizione dei rapporti Usa-Russia di cui Berlusconi fu protagonista a Pratica di Mare. Un appuntamento in cui l'Italia può giocare grandi carte se nel pieno della sua autorevolezza e non certo in campagna elettorale. Sarebbe una grande sconfitta per il nostro Paese e tutto per assecondare la volontà di un singolo soggetto, ovvero Renzi».
Quali le condizioni per ritrovare l'unità del centrodestra?
«Io più che sui partiti mi concentrerei sulla base elettorale. In Sicilia - teoricamente il granaio di voti di Alfano - il No ha preso il 70% contro il 60% su base nazionale. Ciò significa che l'operazione di Alfano è di palazzo, Ncd ha mutato oggetto sociale e assunto una collocazione distorsiva che pagherà quando si confronterà con gli elettori».
Le regionali siciliane possono rappresentare una tappa importante?
«I sondaggi danno M5S come primo partito, ma anche un centrodestra in crescita e una Forza Italia che con Miccichè sta guadagnando consensi. Cresce anche Fdi e c'è una presenza della Lega non in chiave estremista. Insomma si può competere con i grillini, mentre il Pd paga lo scotto del referendum e dell'appoggio a Crocetta».
Lei crede in un'alleanza con la Lega?
«L'unità del centrodestra è stata sempre la nostra forza vincente.
Occorrerà lavorare per trovare una sintesi su un programma al quale Berlusconi sta lavorando che parta dal tetto massimo alla pressione fiscale in Costituzione, dalla sicurezza e dal vincolo di mandato per gli eletti. A me sta a cuore che Fi rivendichi la centralità del proprio ruolo di forza moderata e responsabile».
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