L'uomo di Veltroni si vantava: "Ho moltiplicato gli immigrati"

L'emergenza profughi? Merito di Odevaine: "Ne ho fatti arrivare 2.500 invece di 250". Così Buzzi faceva affari d'oro. Giallo sul blitz contro Carminati. Fermato anche il suo "scudiero" De Carlo

L'uomo di Veltroni si vantava: "Ho moltiplicato gli immigrati"

C'era rimasto solo lui, Giovanni De Carlo, da arrestare. Era l'unico sfuggito alle manette quando martedì sono scattati gli arresti per l'inchiesta sulla Mafia Capitale. Per la procura il collaboratore del «Cecato» Massimo Carminati e vero «boss occulto» a Roma è dietro le sbarre, dopo che gli uomini del Ros l'hanno fermato a Fiumicino. Finisce così la corsa di quello che, secondo l'ordinanza del gip, è un «delinquente estremamente pericoloso». Un tassello del «ramo criminale», che il provvedimento del giudice accosta a quelli «imprenditoriale» e «della pubblica amministrazione», dove altri fanno la parte del leone. Il filmato dell'arresto di Carminati (fermato prima degli altri, già domenica, con un blitz) ha fatto il giro della rete. Perché l'arresto è stato anticipato? Qualcuno tra le forze dell'ordine lo aveva avvertito delle indagini?

Così, quanto alle altre due branche dell'organizzazione, l'ordinanza racconta anche le aree oscure dietro la gestione dei flussi migratori, che non arricchiscono solo gli scafisti. O il vuoto di potere creato dall'«abbandono» delle Province, che lascia agire funzionari «delegittimati». Una vistosa traccia del «malaffare solidale», per esempio, è nel capitolo sul «sistema Odevaine». Ossia il business dei flussi di immigrati da orientare nei centri di accoglienza gestiti dall'organizzazione guidata dalla «strana coppia», Massimo Carminati e Salvatore Buzzi.

Business in cui si distingue Luca Odevaine, collaboratore di Walter Veltroni, del quale è stato vicecapo di gabinetto, prima d'essere chiamato da Nicola Zingaretti - da presidente della provincia di Roma - a guidare la polizia provinciale. Odevaine, nel settore, occupava una posizione strategica. Membro del Tavolo di coordinamento nazionale sull'accoglienza per i richiedenti asilo, ma anche consulente di un centro chiave nell'accoglienza: Mineo, in Sicilia. Per il gip è «un signore che attraversa, in senso verticale e orizzontale, tutte le amministrazioni pubbliche più significative nel settore dell'emergenza immigrati». E Buzzi, che si vanta di far più soldi con gli immigrati di quanti ne farebbe col traffico di droga, lo aggancia. L'ordinanza sottolinea come quella poltrona Odevaine la occupi quasi «di nascosto»: «Siede al tavolo di coordinamento dell'immigrazione quale espressione dell'Unione province italiane, in forza di una nomina proveniente da un presidente di Provincia che non è più tale, senza che nessuno se ne accorga, così consentendogli lo svolgimento di una funzione privo di qualunque legittimazione». Delegittimato o no, Odevaine quella carta ce l'ha. E secondo la procura se la gioca. Buzzi, intercettato, dice che è a libro paga: «Stavamo trattando con Odevaine de sta roba, io gli ho detto “vedi che devi fa! Ti do 5mila euro al mese”». E gli inquirenti ricostruiscono bonifici dalla Eriches 29 (la coop di Buzzi che si occupa di immigrati) a moglie e figlio di Odevaine per 117mila euro, «senza plausibile giustificazione economica».

Di certo l'ex vice capo di gabinetto di Veltroni cercava di «vendersi bene» il suo ruolo. Che, intercettato nella sede della Fondazione IntegrA/Azione di cui è presidente, lui stesso racconta così: «Chiaramente stando a questo tavolo nazionale e avendo questa relazione continua con il ministero sono in grado un po' di orientare i flussi che arrivano da giù... anche perché spesso passano per Mineo... e poi da Mineo vengono smistati in giro per l'Italia. Per cui un po' a Roma un po' nel resto d'Italia se loro c'hanno strutture che possono essere adibite a centri per l'accoglienza da attivare subito in emergenza, senza gara... le strutture disponibili vengono occupate... e io insomma gli faccio avere parecchio lavoro».

In effetti, a marzo scorso, Odevaine è intercettato mentre fa preparare un appunto per il prefetto Rosetta Scotto Lavinia, direttore centrale dei servizi civili per immigrazione e asilo. Lo scopo? «“Suggerire” soluzioni e “indirizzare” le autorità competenti ad assecondare le indicazioni dello stesso, dirette ad agevolare gli interessi» di Buzzi e soci. Nella missiva, tra l'altro, Odevaine definisce il prefetto «un'imbecille» che «non capisce un cacchio». Il che per lui «va bene, perché in questo momento che non c'ha neanche il capo sopra di lei si affida molto a me perché non sa dove sbattere le corna». E le sbatte sugli interessi di Odevaine, che dice alla collaboratrice di segnalare al prefetto «delle strutture pronte, immediatamente disponibili». Alcune delle quali «sono di Eriches», la coop di Buzzi, e «per prima», raccomanda Odevaine, «mettigli quella di... di 400 posti a Castelnuovo di Porto».

Un «sistema» che getta ombre sulla gestione dell'accoglienza e sulla cooperazione sociale, in cui Odevaine rivendica i suoi «meriti», anche sui «posti» assegnati dallo Sprar, il sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati.

«A Roma toccherebbero 250 posti (...) pochissimo per Roma, no? (...) un mio intervento al ministero Immigrazione ha fatto in modo che lo Sprar a Roma fosse portato a 2.500 (...) di cui loro... secondo me ce n'hanno almeno un migliaio».

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