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M5S chiede pedaggi più cari per il reddito di cittadinanza

Il ministro Toninelli intende ridiscutere le concessioni Nel mirino Brennero e Autovie Venete. Lega sotto stress

M5S chiede pedaggi più cari per il reddito di cittadinanza

Il reddito di cittadinanza passa anche attraverso un rincaro dei pedaggi autostradali. Secondo fonti bene informate, il gabinetto del ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, ha informato gli operatori del settore che è intenzione del titolare del dicastero di Porta Pia rimettere in discussione le concessioni. L'obiettivo è semplice: aumentare le entrate per finanziare il monstrum del reddito di cittadinanza che costa almeno 17,5 miliardi di euro. Ed è chiaro che a un aumento dei canoni in virtù di una procedura d'asta corrisponderebbe automaticamente anche quello dei pedaggi.

La maggior parte dei concessionari non è preoccupata: le convenzioni non si possono stracciare e, in alcuni casi, sono ultradecennali. Toccarle significherebbe per lo Stato incorrere in risarcimenti miliardari. C'è, però, un altro livello sul quale è possibile intervenire. Si tratta delle concessioni scadute e in regime di proroga, di quelle in scadenza e di quelle potenzialmente revocabili per inadempienza sul fronte degli investimenti previsti dalle convenzioni.

Tra le concessioni scadute e prorogate rientrano quelle dell'A22 (Autobrennero) affidata a una società in house partecipata dalle Province autonome di Bolzano e Trento e come soci minoritari da Veneto ed Emilia Romagna. È scaduta di recente anche la concessione di Autovie Venete (tratto friulano dell'A4) che fa capo alla Regione Friuli Venezia Giulia. Tra le altre concessioni potenzialmente interessate c'è anche la Brescia-Padova (sempre autostrada A4) di recente tornata italiana con l'Opa di Atlantia e Acs su Abertis. La concessione scadrebbe nel 2026, ma prevede la realizzazione dell'autostrada Valdastico Nord nella provincia di Trento che è oggetto di una controversia eufemisticamente definibile come «vivace» con le comunità locali. Altre due contratti che si potrebbero rimettere in discussione riguardano la Tangenziale di Napoli e il Cas (Consorzio autostrade siciliane). Quest'ultimo è stato più volte minacciato dai ministri di turno con la revoca ma la Regione Sicilia si è sempre salvata in calcio d'angolo.

Agire in Trentino Alto Adige e Friuli Venezia Giulia creerebbe, però, notevoli problemi alla Lega, alleato di governo dei pentastellati. In primo luogo, interferire sull'Autobrennero significherebbe inimicarsi l'elettorato trentino in vista delle elezioni provinciali del 21 ottobre prossimo. Il Carroccio a Trento mira a ripetere i recenti exploit. Toccare Autovie venete significherebbe, invece, mettere in difficoltà il governatore leghista del Friuli Massimiliano Fedriga togliendogli una fonte di finanziamento oltreché uno sbocco per il valzer delle nomine.

Ecco perché il ministro Toninelli starebbe pensando anche a una revisione dell'accordo di principio raggiunto tra il ministro Delrio e la commissaria Ue alla Concorrenza Vestager per la proroga delle concessioni nel Nord Ovest che interessa Autostrade per l'Italia e gruppo Gavio. A fronte dei quattro anni in più accordati ai concessionari sono previsti 8,5 miliardi di investimenti per la realizzazione della Gronda di Genova e per il completamento dell'autostrada Asti-Cuneo. I grillini, però, non amano le infrastrutture e, dunque, non rappresentano una priorità.

Il

reddito di cittadinanza viene prima di tutto. Un obiettivo esplicito dei grillini è sempre stato l'incremento dei canoni di concessione che in base ai dati 2016 garantisce allo stato poco meno di 2 miliardi di euro Iva inclusa.

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