Di Maio deraglia sulla Tav e finge di sfiduciare Conte

Il M5s presenta una mozione per bloccare i lavori ma sa che sarà bocciata. Salvini: l'opera si fa, indietro non si torna

Di Maio deraglia sulla Tav e finge di sfiduciare Conte

P er il M5s è stato il sabato dell'orgoglio No Tav. Con la speranza che un pomeriggio di comunicazione ipertrofica e barricadera sull'Alta velocità possa nascondere le divisioni che ribollono all'interno del Movimento; tra parlamentari, padri nobili ed ex deputati ambiziosi decisi a mettere da parte la leadership pragmatica e governista rappresentata da Luigi Di Maio. Cinque stelle compatti, governo spaccato. È questo lo scenario che si aprirà in Parlamento quando verrà votata la mozione grillina per dire No alla Torino-Lione. Il capo politico Luigi Di Maio lo ha annunciato sui social e con un post sul Blog delle Stelle: «Noi non ci arrendiamo! - ha tuonato a caratteri cubitali - Noi pensiamo al paese, non facciamo regali a Macron». Poi i dettagli del documento presentato a Palazzo Madama: «Ieri al Senato è stata depositata la mozione del Movimento 5 Stelle che impegna il Parlamento a bloccare la realizzazione del Tav Torino-Lione». E l'arzigogolo per mostrare coerenza tra le dichiarazioni del premier Giuseppe Conte e le barricate dei grillini: «Rispettiamo così l'impegno preso subito dopo il recente annuncio del Presidente Conte sul fatto che nei colloqui con Francia e Ue non sia riuscito a fermare l'opera. Il premier ha detto chiaramente che solo il Parlamento potrebbe adottare una decisione unilaterale per fermare il Tav». Ma proprio ieri è arrivata alla Ue la lettera dell'Italia con l'ok alla prosecuzione dell'opera: c'è la firma di un dirigente del Mit e non quella del ministro Danilo Toninelli e il timbro della segreteria di Palazzo Chigi.

Incassato di fatto il via libera all'opera, la comunicazione del M5s ha riscoperto i toni delle origini. Niente mediazioni sulla Tav «leggera», come aveva paventato mesi fa il viceministro all'Economia Laura Castelli. Il messaggio di Di Maio prosegue: «Inoltre, sottolineiamo come sia necessario avviare, in sede parlamentare, un percorso immediato per stabilire: la cessazione delle attività relative al progetto per la realizzazione e la gestione della sezione transfrontaliera del nuovo collegamento ferroviario Torino-Lione; un diverso uso delle risorse, da destinare ad opere pubbliche alternative, maggiormente utili ed urgenti, sul territorio italiano». Facendo finta di non sapere che la mozione verrà votata soltanto da loro, il M5s ha fatto un appello agli altri partiti: «No a progetti vecchi, inutili e dannosi. Sì a cantieri che creano progresso e sviluppo. Si vedrà ai voti che strada vuole prendere ciascun partito». Al Senato, dove la fronda No Tav è più agguerrita, la mozione ha come primi firmatari il capogruppo Stefano Patuanelli, i senatori piemontesi Alberto Airola e Elisa Pirro e la senatrice nativa di Pomigliano e trapiantata ad Alessandria Susy Matrisciano. Sullo stesso tenore di Di Maio la dichiarazione del Ministro per il Sud Barbara Lezzi: «Ora spetta ai parlamentari, ai rappresentanti dei territori decidere se fare un bel regalo a Macron o pensare a difendere gli interessi dell'Italia. Alle chiacchiere sul progresso e lo sviluppo non può crederci più nessuno.

Abbiamo strade come mulattiere e ferrovie al limite della decenza, soprattutto al Sud, e si pensa alla Francia?» La Lega ha reagito con una nota, diffusa nel pomeriggio: «L'unico regalo a Macron lo hanno fatto 5 Stelle e Pd votando la presidente della Commissione europea decisa a Parigi e Berlino». E più tardi Matteo Salvini rincara la dose: «L'opera si farà, indietro non si torna».

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