La mamma di Leo al giudice. "Non l'ho picchiato io"

Gaia Russo, 22 anni e di nuovo incinta, si discolpa e accusa il compagno. Convalidati entrambi i fermi

La mamma di Leo al giudice. "Non l'ho picchiato io"

«Non sono stata io». Gaia Russo, la ventiduenne di Novara accusata con il compagno Nicholas Musi dell'omicidio del figlio di 19 mesi, ieri ha detto di non aver alzato le mani sul piccolo Leonardo.

E lo ha fatto davanti al gip Raffaella Zappatini nell'udienza di convalida del fermo. Ma non ha potuto negare la sua presenza nell'appartamento di via Trieste, dove è stato compiuto lo scempio sul corpo del bimbo, morto a suon di botte. Nicholas Musi, 23 anni, invece non ha aperto bocca e, come aveva già fatto al momento dell'arresto, si è avvalso della facoltà di non rispondere.

La mamma di Leonardo, che è stata rintracciata venerdì sera a casa di amici dalla polizia, ha scelto la linea opposta e per un'ora e mezza ha parlato. Ma al termine dell'interrogatorio il Tribunale di Novara ha convalidato i fermi richiesti dalla procura e ha riaccompagnato lei in una struttura protetta, poiché è incinta, mentre per l'uomo è stata confermata la misura cautelare in carcere a Novara.

Il figlioletto era stato ucciso a pugni e calci nell'abitazione di Sant'Agabio, alla periferia cittadina, ed era morto giovedì nell'ospedale Maggiore. A coordinare le indagini la squadra mobile, che sta cercando di ricostruire quanto accaduto e la responsabilità dei due, accusati di omicidio volontario pluriaggravato. In casa con Leonardo il giorno dell'omicidio c'erano entrambi, ma lei ieri allontanando le colpe e di fatto le ha scaricate sul ventitreenne.

L'autopsia ha chiarito che a causare la morte del bambino, che a settembre avrebbe compiuto due anni, è stata l'emorragia conseguente a un violento colpo all'addome, che in meno di mezzora se l'è portato via. «Un corpo martoriato con lesioni multiple - ha detto il procuratore capo di Novara Marilinda Mineccia -. È un omicidio avvenuto in un quadro di maltrattamenti pregressi». Ma è certo che la «compressione violenta», che fa pensare a un calpestamento, è incompatibile con la caduta, di cui avevano parlato inizialmente la mamma e il compagno per allontanare da loro i sospetti e far credere a un incidente.

La piccola vittima aveva poi lesioni sul corpo, volto, bacino. Musi, che ha precedenti per furto, maltrattamenti e lesioni, assumeva cocaina ma è da accertare se l'avesse presa anche quando Leonardo è stato ucciso.

Ieri in ricordo della piccola vittima si è svolta una fiaccolata a Novara, organizzata con una campagna social da alcune famiglie e per questa mattina è fissato il funerale del bimbo.

Ora però il procuratore Marilinda Mineccia chiede di abbassare i toni sui social dove si è scatenato un vero e proprio linciaggio nei confronti della coppia: «Di fronte a tanto orrore subito da una creatura innocente la risposta più adeguata è il silenzio».

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