Manager picchiata per rapina nella giungla di Roma Termini

Una dirigente della Regione Lombardia aggredita per un cellulare. Ma la Raggi fa spallucce: stampa esagerata

Manager picchiata per rapina nella giungla di Roma Termini

L'insostenibile degrado di quella che era la città più bella del mondo. Dopo un passato glorioso oggi Roma naufraga già in un futuro distopico. Lo specchio scuro della Capitale nel quale appena sbarcati si percepisce il senso di minaccia, lo squallore e l'abbandono è l'ampio territorio che circonda la stazione Termini: dallo scalo di San Lorenzo e poi su lungo via Marsala e la parallela via Giolitti fino a piazza dei Cinquecento a lambire piazza Esedra con la sua bellissima fontana. Terreno di caccia per i disperati senza lavoro, senza un tetto, addirittura senza un'identità e soprattutto senza nulla da perdere e per questo pronti ad aggredire per un bottino da nulla: un cellulare, un portafogli con pochi euro, una catenina. È il volto notturno di questo quartiere centralissimo a fare paura. Di notte quell'area, ostaggio di spacciatori, scippatori e disperati, si trasforma in un girone infernale dove ad essere spediti nel loro, temporaneo, inferno sono i turisti ed i viaggiatori che, ignari, sbarcano a tarda sera a incautamente si avventurano con trolley, cellulari e magari qualche gioiello in vista nella zona calda. Due sere fa lo ha scoperto a caro prezzo una donna, una manager della Regione Lombardia. Come racconta il Messaggero è stata aggredita in via Cernaia da un marocchino di 34 anni che l'ha scaraventata contro un muro e malmenata per impossessarsi del suo smartphone. Una pattuglia che si trovava in zona ha fermato l'uomo che è stato anche riconosciuto dalla sua vittima. È stato arrestato ma probabilmente tra qualche giorno sarà libero visto che aveva già commesso reati simili ma non abbastanza per trattenerlo in carcere.

Certo il sindaco Virginia Raggi può dire che Roma in realtà è più sicura di quello che appare perché è «la stampa che esagera» e condiziona i cittadini. Ma questo è soltanto l'ultimo episodio di una lunga, lunghissima catena fatta di aggressioni, regolamenti di conti tra criminali, tentativi di stupro. Un paio di settimane fa un ecuadoriano è stato gambizzato in via Giolitti alla prime luci dell'alba. A metà gennaio una turista di vent'anni che rientrava in albergo è stata aggredita nell'ingresso da un minorenne egiziano che ha tentato di violentarla ma spaventato dalle grida della giovane è fuggito. Tre giorni dopo una coppia di americani è stata aggredita e rapinata in via Turati sempre in zona Termini. Tre persone li hanno circondati malmenati per prendere il portafogli e una catenina d'oro. E come è possibile che una donna abbia potuto tranquillamente spogliarsi e fare una nuotata nella fontana di Trevi, ovvero uno dei monumenti più famosi del mondo, addirittura avere il tempo di farsi una doccia sotto una delle cascatelle prima che qualcuno intervenisse? E come è possibile che nel sottopasso a poca distanza da Porta Pia vivesse una comunità di clochard e disperati accampati negli anfratti dei muri come topi in una situazione di degrado nella quale ha trovato la morte di una donna brasiliana di 49 anni stuprata e barbaramente uccisa nel novembre scorso?

Tutto normale. É questa la quotidiana amministrazione di una città dove invece manca l'amministrazione necessaria.

La cura dei giardini pubblici, la potatura degli alberi che cadono più delle foglie in autunno, la raccolta dei rifiuti, la manutenzione delle strade. La scorsa estate ha lanciato un grido di dolore pure lo storico Andrea Carandini che in 80 anni di vita ne avrà viste molte ma, ha detto, «mai la Capitale ridotta così».

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