Mance agli italiani all'estero Giallo sui soldi ai malati Ilva

Un milione per orientarli al Sì. Tagliati 50 milioni per l'emergenza sanitaria di Taranto, poi la retromarcia

Mance agli italiani all'estero Giallo sui soldi ai malati Ilva

A vanti, c'è posto per tutti. Nelle pieghe della legge di Bilancio spuntano nuove mance per «invogliare» al Sì gli italiani all'estero. Non bastavano gli oltre 150 milioni di euro «per il potenziamento della promozione della cultura» già stanziati. Nelle lunghe notti in commissione di Bilancio alla Camera il Pd infila un altro omaggio per i connazionali lontani che mai come in questa tornata referendaria sono terreno di caccia propagandistica. Una caccia con armi proibite: soldi pubblici elargiti per allettare i «Sì», fondi sottratti ai nemici, cioè chi imprudentemente sceglie il «No». L'ultima mossa è un emendamento che prevede di elargire «300.000 euro alle agenzie specializzate nei servizi stampa dedicati agli italiani residenti all'estero». Un altro milione di euro va per «i contributi diretti in favore della stampa italiana all'estero». Dopo anni di tagli, anche giustificati, del flusso di denaro pubblico alla stampa, a pochi giorni dal voto arriva il regalo. Difficile non pensare male. La cifra in sé non è enorme, se si pensa che esiste un arcipelago di oltre 200 testate italiane all'estero, tra online e cartacee. Ma sono piccole realtà, per le quali questi denari fanno la differenza. E poi l'importante è dirigere il flusso di soldi pubblici verso le testate «giuste». E a questo ci penserà, secondo criteri che non brillano esattamente per trasparenza, una commissione cui partecipano esponenti di presidenza del Consiglio e ministero degli Esteri. La prima firmataria dell'emendamento è Francesca La Marca, una deputata del Pd eletta nella circoscrizione Nord e Centro America, guarda caso una delle esponenti della maggioranza che si sta dando un gran da fare per racimolare voti per il Sì al referendum. In questi stessi giorni ha cofirmato un altro emendamento, stavolta insieme a Gianni Farina, deputato Pd eletto nella circoscrizione Europa, che assegna altri 12 milioni, 4 milioni l'anno per i prossimi tre anni, per «gli enti gestori di corsi di lingua e cultura italiana all'estero», altro grande mezzo di propaganda presso i nostri connazionali lontani. A denunciare queste manovre sono i deputati di Alternativa Libera Massimo Artini e Samuele Segoni: «Il governo si preoccupa tanto di dare soldi per gli italiani all'estero nella speranza di racimolare voti per il Sì, ma non fa i conti con il fatto che i nostri connazionali che vivono fuori dall'Italia sanno bene che se votassero Sì perderebbero per sempre il diritto di contare qualcosa visto, che non potrebbero più eleggere i loro rappresentanti al Senato».

Del resto anche in Italia il governo usa lo stesso metodo. È stato firmato ieri il Patto per la Lombardia che prevede investimenti per 11 miliardi. Naturalmente a pochi giorni dal voto, anche se lo stesso Roberto Maroni giura: «Non prenderemo soldi per le clientele o per condizionare il voto». Sta di fatto che a Roma, dove governano i 5 Stelle, schierati per il No, arriva invece una dura stangata. Un emendamento alla Legge di Bilancio targato ancora una volta Pd toglie alla città gli incassi di Colosseo e Palatino, due dei siti più visitati d'Italia, per girarli al bilancio statale. Roma perde così 60 milioni l'anno. Stesso trattamento riservato a Michele Emiliano, governatore Pd della Puglia ma schierato per il No: tagliati i 50 milioni per la Asl di Taranto destinati alla lotta ai tumori, che hanno colpito anche tanti bambini, che sarebbero collegati all'inquinamento dell'Ilva.

A Taranto è già rivolta e perfino il Sottosegretario De Vincenti dice che «è una vergogna» e dice che il governo cercherà soluzioni. Del resto per pagare le mance, da qualche parte bisogna tagliare. In tarda serata la retromarcia: a Taranto i soldi arriveranno. Ma dopo il referendum.

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