Le mani di Mafia capitale sull'affare immigrati in Sicilia

A Melilli (Siracusa), Buzzi & C. si sono impossessati del centro di accoglienza "Città giardino". Un business da 2,5 milioni di euro l'anno ora nel mirino dei pm

Le mani di Mafia capitale sull'affare immigrati in Sicilia

La palazzina è inconfondibile. Il colore, verdino. L'altezza, tre piani in una zona di bifamiliari basse. La recinzione di acciaio e cemento. Gruppi di ragazzi di colore che parlottano. Nel cortile interno staziona un'auto della Guardia di finanza, i militari stanno all'interno in un locale che fa da portineria. Dalle finestre penzola la biancheria, dal retro giungono le grida di chi gioca a pallone per ammazzare il tempo che non passa mai. Gli stranieri vanno e vengono, a poche decine di metri si può prendere il bus che porta nel centro di Siracusa. Giù, in fondo alla lunga discesa, le ciminiere del petrolchimico di Priolo, moribondo. E le coste dove sbarcano i disperati.

È uno dei maggiori centri di accoglienza per immigrati della Sicilia orientale. La località si chiama Città Giardino, frazione di Melilli, comune decapitato dalla giustizia. Pochi giorni fa la Corte d'appello di Catania ha confermato la condanna (abuso d'ufficio) del sindaco Pippo Cannata (Udc) e di altri quattro consiglieri comunali, già sospesi per effetto della legge Severino. Il comune confinante di Augusta, dove attraccavano le navi militari dell'operazione Mare Nostrum, è commissariato da quasi due anni per mafia. In questo habitat si erano radicate le coop sociali rosse di Salvatore Buzzi.

Da Mafia capitale alla terra delle cosche. Questo centro di accoglienza è cosa loro, della 29 Giugno e delle altre coop travolte da inchieste e arresti. Nel Siracusano gli sbarchi sono cominciati nell'estate 2013 e l'emergenza è esplosa con l'operazione Mare Nostrum che faceva base ad Augusta, lontana pochi chilometri. È allora che Buzzi e la sua cricca hanno fiutato l'affare, si sono accordati con chi aveva la disponibilità dell'immobile vuoto, la cooperativa La Zagara, e si sono offerti alla prefettura di Siracusa.

La struttura era stata costruita nel 2009 per diventare una residenza sanitaria assistita (casa di riposo o per disabili), ma non aveva mai ottenuto le autorizzazioni sanitarie. Era lì, pronta alla bisogna. Il centro è stato inaugurato all'inizio del 2014, doveva ospitare soprattutto nuclei familiari di africani e siriani di passaggio ma per molti migranti i periodi di permanenza sono stati lunghissimi. A Città Giardino non hanno preso bene l'insediamento di una struttura del genere. Come dappertutto, ci sono stati malumori e proteste. La gente del posto si sente già vittima dell'inquinamento del polo chimico e poco protetta dalle forze dell'ordine in una zona priva di caserma dei carabinieri, commissariato di polizia e guardia medica. Ma Buzzi e i suoi sono andati dritti per la loro strada.

Sul primo numero (maggio 2014) di «29 Giugno Magazine», organo ufficiale della coop che in copertina mette una foto di Buzzi accanto al ministro Giuliano Poletti, ex presidente nazionale di Legacoop, il centro di accoglienza è avvolto nell'incenso: 3.200 metri quadrati, ampi spazi aperti, 44 camere con bagno in cui sono state ospitate fino a 250 persone (6 per stanza). Una struttura giudicata dal prefetto siracusano Armando Gradone come «avanzata e moderna» quando andò a Città Giardino per tranquillizzare i residenti. La gestione è affidata alle consorziate Abc di Roma, coop sociale satellite della 29 Giugno, e Domus Felicitatis di Melilli, una srl che ha sede in via Brancati, cioè nel centro di accoglienza stesso.

Buzzi voleva radicarsi nei territori dell'emergenza immigrati. Non ha lasciato nulla in mano ai siciliani. La coordinatrice degli interventi, l'assistente sociale Giuliana Garufi, è stata paracadutata da Roma dove gestiva il centro per minori non accompagnati della Abc in via del Frantoio. E poi la regìa complessiva dell'operazione era saldamente in mano al consorzio Eriches 29, uno dei bracci operativi della 29 Giugno, quello che voleva aggiudicarsi la gestione del Cara (Centro accoglienza richiedenti asilo) di Castelnuovo di Porto, poco fuori Roma. A Melilli Eriches 29 fornisce cibo, vestiti, controlli sanitari con un ambulatorio mobile di Emergency e supporto psicologico. Gli amministratori locali non hanno gradito che fossero calati i romani per aprire un centro di accoglienza, tuttavia il prefetto disse che si doveva dare corso a un'autorizzazione ministeriale.

A Castelnuovo l'appalto è finito al Tar e poi a una cordata concorrente, ma per le coop di Mafia capitale tutto è filato liscio a Siracusa, dove c'è un business di prima mano, c'è il caos, l'emergenza da gestire ed enormi spazi da riempire con migliaia di disperati. Più sbarchi, più soldi. Il primo bando lanciato dalla prefettura nel novembre 2013 per convenzionare strutture di accoglienza non era stato assegnato, il secondo è del marzo 2014: stavolta la Eriches 29 si presenta e vince. Duecento posti (con punte di 250) per 30 euro al giorno fanno un affare da due milioni e mezzo di euro l'anno per il mondo di mezzo delle coop sociali di Buzzi. E soltanto a Melilli, che sarebbe diventata la testa di ponte siciliana di Mafia capitale.

Ora anche questo appalto è sotto la lente della magistratura. Il fascicolo dell'inchiesta di Roma comprende intercettazioni telefoniche in cui Luca Odevaine, ora agli arresti per corruzione aggravata, ex vicecapo di gabinetto del sindaco Walter Veltroni, spingeva per fare accreditare la struttura di Città Giardino. «Ci dovresti mettere... eh... Melilli, provincia di Siracusa, struttura per 200 posti... tra parentesi mettici, per cortesia... ex Rsa... poi Piazza Armerina»: così dettava Odevaine, al quale secondo l'accusa faceva capo il ramo immigrazione del sistema-Buzzi. E aggiungeva: «Se noi gli facciamo prendere... il... gli facciamo aprire i centri... insomma ci... ci coinvolgono nell'operazione...». L'appunto doveva poi essere girato al prefetto Rosetta Scotto Lavina, dal 15 settembre 2014 direttore centrale per le politiche dell'immigrazione e dell'asilo del ministero dell'Interno dopo essere stata direttore centrale dei servizi civili per l'immigrazione sempre al Viminale. Odevaine diceva che sarebbe stato sollecitato da alcuni imprenditori siciliani.

Chi sono questi referenti siracusani degli uomini di Mafia capitale? Costruttori, immobiliaristi, operatori turistici? Esistono legami con il potere politico locale che ha espresso il sindaco renziano Giancarlo Garozzo? Per ora c'è soltanto una nota della prefettura di Siracusa la quale

«non mancherà di assumere i provvedimenti che si renderanno necessari in sintonia con le misure che saranno disposte in sede giudiziaria in ordine alla gestione del consorzio di cooperative sociali Eriches 29».

(1. Continua)

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