Il gruppo automobilistico Fiat Chrysler Automobiles ha un nuovo amministratore delegato non italiano: è l'inglese Mike Manley, fino a ieri responsabile del marchio Jeep e membro del Gec, il Group executive council voluto da Sergio Marchionne che riunisce il top management dell'azienda. La nomina di Manley sarà proposta dal cda di Fca, presieduto da John Elkann, all'assemblea degli azionisti convocata per i prossimi giorni. L'incarico a Manley, nome che da tempo circolava in vista della successione a Marchionne, arriva con diversi mesi di anticipo rispetto alle previsioni, a causa dell'aggravarsi delle condizioni di salute del top manager, ricoverato in una clinica svizzera.
Nuovi vertici anche per Ferrari (Elkann presidente e Louis C. Camilleri ad, cariche entrambe occupate da Marchionne) e in Cnh Industrial (Suzanne Heywood presidente, al posto di Marchionne, e ceo, ma ad interim, Derek Neilson).
La nomina di Manley è stata comunicata dopo che il cda ha espresso «vicinanza a Sergio Marchionne e alla sua famiglia» e sottolineato «lo straordinario contributo umano e professionale che ha dato alla società in questi anni». Intanto, al fine di garantire pieni poteri e continuità all'operatività aziendale, il manager britannico ha ricevuto dal cda stesso le deleghe a operare immediatamente come ad, assumendo anche la responsabilità dell'Area Nafta. «Manley e la squadra di manager - si legge nella nota del Lingotto - lavoreranno alla realizzazione del piano di sviluppo 2018-2022 presentato a Balocco l'1 giugno scorso, che assicurerà a Fiat Chrysler Automobiles un futuro sempre più forte e indipendente». In lizza per l'incarico di ad erano anche Alfredo Altavilla, responsabile dei mercati Emea (Europa, Africa, Medio Oriente) e il cfo Richard Palmer.
Manley è uno dei pochi manager rimasti in Fca, appartenenti alle passate gestioni di Chrysler Group. Ha guidato anche le attività del gruppo nella delicata area asiatica (Apac) dove Fca fatica a imporsi. A convincere gli azionisti a puntare su di lui anche il fatto che ha il volante di Jeep, il brand che sta trainando i risultati del gruppo, gioiello di Fca insieme ad Alfa Romeo e Maserati. Marchionne, come suo costume, non aveva comunque avuto problemi, tempo fa, a tirargli le orecchie per i problemi evidenziati in Cina proprio da Jeep.
Toccherà a lui, ora, in sintonia con il presidente Elkann e il Gec, accelerare sul piano di sviluppo di Fca, soprattutto sul fronte del processo di elettrificazione della gamma per il quale sono stati stanziati 9 dei 45 miliardi di nuovi investimenti.
Per Fca, l'uscita forzata di Marchionne dal gruppo comporterà una vera rivoluzione. L'ormai ex ad di Fca (per sostituirlo nei vari incarichi si sono riuniti tre cda che hanno nominato quattro persone) è sempre stato noto come grande accentratore.
E sempre Marchionne si è occupato in prima persona dei contatti con banche d'affari, banchieri, primi ministri e capi di Stato. Ora le sue funzioni saranno suddivise all'interno del gruppo, con Elkann figura ancora più centrale, soprattutto in tema di future alleanze.
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