"Manovra correttiva? Forse". Giorgetti spaventa gli alleati

Il sottosegretario: valutare misure nei prossimi mesi Di certo in primavera serviranno dai 7 ai 15 miliardi

"Manovra correttiva? Forse". Giorgetti spaventa gli alleati

Non la esclude nemmeno un esponente di primo piano del governo e della Lega come il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Giancarlo Giorgetti. La manovra correttiva, negata fino a poco tempo fa, smentita a ogni livello subito dopo l'approvazione della legge di Bilancio, diventa una possibilità. «Questo è un altro problema e lo vedremo nei prossimi mesi», ha risposto ieri Giorgetti a chi gli chiedeva se i dati negativi sulla crescita costringeranno il governo a rimettere mano agli obiettivi di finanza pubblica.

Al ministero del Tesoro non hanno mai escluso interventi in futuro. E da un po' circolano le prime cifre. In primavera potrebbe servire una correzione tra i sette e i 15 miliardi. L'obiettivo deficit/Pil per il 2019 è del 2,04%. Un obiettivo «compatibile con un tasso di crescita del Pil pari al +1,0%», spiega Renato Brunetta, responsabile politica economica di Forza Italia. «Dopo il pesante peggioramento del quadro macroeconomico, con i principali previsori che ormai stimano una crescita pari a zero per quest'anno, è ormai scontato che quell'1,0% non sia raggiungibile. La conseguenza è un peggioramento anche degli indicatori di finanza pubblica, in primis del rapporto deficit/Pil, che dovrebbe aumentare al 2,5-3,0%». Da qui la necessità di una correzione la cui entità dovrebbe essere tra il mezzo punto e il punto percentuale di Pil.

Tra le incognite dei prossimi giorni, i giudizi delle agenzie di rating. Venerdì toccherà a Fitch, in caso di downgrade «molto probabile dagli esperti dei mercati finanziari, il nostro debito scenderà poco al di sopra del livello spazzatura», attacca Brunetta. L'andamento dello spread di questi giorni e la relativa calma dei mercati farebbe però pensare a una conferma del giudizio sul debito italiano. Che resta il problema numero uno. Quest'anno crescerà sia in rapporto al Pil, vista la crescita sotto le previsioni, e anche in assoluto. Le richieste della Commissione europea al governo italiano, che arriveranno dopo le elezioni di giugno, verteranno su questo. Resta poi l'incognita delle aste dei titoli di stato e dei rendimenti, il cui aumento inevitabilmente peserà sui conti pubblici.

Per il momento i palazzi sono alle prese con il nodo nomine. Su quelle in ballo a Bankitalia è intervenuto Giorgetti. «Il direttorio di Bankitalia non è che lo rinnoviamo noi, lo fa Bankitalia», ha spiegato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio. La casella da riempire per il momento è quella del vice direttore generale Luigi Federico Signorini. L'uscita dell'esponente della Lega fa pensare a un passo indietro del governo su una nomina che rischia di trasformarsi in un caso politico ingestibile. Una ingerenza del governo nella scelta del vice di Salvatore Rossi rischia di essere interpretata come un'ingerenza nella gestione di Bankitalia. E l'indipendenza della banca centrale nazionale, anche ora che è parte del sistema della Bce, è materia sensibile per i mercati e per le istituzioni europee.

Intanto, perquanto riguarda l'attuazione delle misure previste dalla manovra 2019, sul sito delle entrate da ieri è online il modello e le relative istruzioni per la definizione agevolata delle liti pendenti.

Possono essere definite le liti su atti impositivi in cui è parte l'Agenzia delle Entrate, pendenti in ogni stato e grado del giudizio, compreso quello in Cassazione e anche a seguito di rinvio. Il ricorso deve essere stato notificato entro il 24 ottobre 2018 e non deve esserci una pronuncia definitiva.

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