Manovra, verso l'aumento dell'Iva Padoan tratta con la Ue sul deficit

Il ministro chiede flessibilità per non ritoccare tutte le aliquote

Manovra, verso l'aumento dell'Iva Padoan tratta con la Ue sul deficit

Roma - C'è la correzione dei conti promessa alla Commissione europea, il taglio del cuneo fiscale, ma anche l'aumento dell'Iva. Nel documento di economia e finanza che il governo sta per varare ci sono i cardini della politica economica dell'era Gentiloni. Dalle bozze del Def che vedrà la luce in aprile, emerge innanzitutto che l'entità della manovra per il 2018 arriverà a quota 24/25 miliardi. Tutto dipende dalle famose clausole di salvaguardia, la garanzia alla coperture di misure varate dal 2011, che consiste in aumenti di Iva e accise. La prossima legge di Bilancio non li sterilizzerà. Scatteranno, del tutto o in parte.

Il dato politico è il superamento delle scelte di Renzi, con una concessione all'ex premier che è la conferma del bonus da 80 euro. Sarà rifinanziato e inserito, nei suoi effetti finanziari, nel Def.

Poi il taglio del cuneo fiscale da 1,5 miliardi, misura più importante tra quelle annunciate dal governo in carica. La misura più probabile è un taglio strutturale ai contributi per i nuovi assunti. Anche in questo caso un omaggio alla misura pro occupazione varata dal precedente governo. Con la differenza che quella di Renzi era temporanea. Un tributo che l'ex premier ha respinto, bocciando il taglio del cuneo.

La continuità rispetto a Renzi si ferma qui. Per il resto il governo è intenzionato a cambiare rotta, innanzitutto nei rapporti con l'Ue. La correzione dei conti ci sarà. Il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan sta ancora trattando per ottenere margini di deficit in più. Ma l'intenzione è di arrivare a un accordo senza rotture né frizioni con la Commissione europea.

Nel menu del Def, al momento, c'è anche l'aumento dell'Iva nella sua versione più radicale. Due punti in più per l'aliquota ordinaria, oggi al 23% e di quella intermedia agevolata che al momento è al 10%. Un salasso da 4 miliardi di euro, necessario a finanziare tutte le altre misure.

Ma la trattativa sul deficit con Bruxelles serve proprio a evitare che l'applicazione delle clausole di salvaguardia, quindi l'aumento di Iva e accise, sia completo. Possibile che si vada verso una versione soft, con aumenti mirati solo per alcune categorie di merci, che passerebbero dall'aliquota intermedia a quella ordinaria. Una scelte di campo precisa del governo, destinata a incassare una bocciatura netta da parte dei commercianti di Confcommercio e Confesercenti. Tutti gli altri tentativi di trovare risorse non stanno dando i risultati attesi nelle simulazioni. I tagli ai ministeri possono coprire una parte minima, senza contare il fatto che l'amministrazione centrale sarà colpita già con la manovra correttiva che avrà effetti già dal 2017.

La spending review di Gentiloni, che consiste nello stabilire tetti di spesa per i singoli ministeri, ieri è stata giudicata in termini positivi da Carlo Cottarelli, direttore al Fmi, ex commissario alla revisione della spesa.

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