Sergio Marchionne chiude la porta alla politica. Una proposta ufficiale non c'è mai stata, al massimo si è trattato di un auspicio, una battuta o un identikit di una figura ideale a cui affidare la guida del centrodestra. Fatto sta che l'amministratore delegato di Fiat-Chrysler allontana qualunque ipotesi di una nuova carriera da candidato premier. «Io in politica? Non ci penso nemmeno di notte». Al suo arrivo nel paddock della Ferrari a Spielberg per assistere al Gran Premio d'Austria ai giornalisti che gli chiedono cosa pensi della proposta del Cavaliere, replica con un sorriso: «Berlusconi è un grande, ha spiazzato tutti, è bravissimo, chapeau per lui, ma io non ci penso per niente, neppure di notte».
Il «no» del manager non suscita alcuna sorpresa tra gli azzurri che fin da subito avevano fatto notare che evocare Marchionne poteva servire al limite a creare disorientamento dalle parti del Pd. Il suo è più un profilo, un candidato modello che potrebbe farsi carico del programma berlusconiano - flat tax, pensioni da mille euro, abolizione del bollo auto - e rappresentarlo in maniera credibile, anche a livello internazionale. Ma nessuno ha mai pensato che la sua candidatura potesse prendere quota.
Chi mostra di non voler neppure sentire parlare di una ipotesi Marchionne è Renato Brunetta. «Il centrodestra il leader ce l'ha ed è Silvio Berlusconi. Marchionne pensi a Fca» dice il capogruppo alla Camera. «E voi perdete ancora tempo a intervistare Marchionne? Ma lasciatelo seguire il Gran Premio di Austria, lasciatelo seguire la Ferrari con cui fa benissimo, lasciategli fare il manager. Se non ha la passione politica perché disturbarlo? Per far politica non basta essere bravi manager, bisogna avere lo spirito di servizio per il proprio paese. Mi sa che Marchionne non sa neanche più, da bravo manager di una multinazionale, qual è il suo paese. Si goda la sua meritata liquidazione e pensione».
Di certo Forza Italia in questa fase può contare su un rinnovato interesse da parte della società civile. L'attività messa in campo da Francesco Ferri, imprenditore monzese, continua tramite il suo Centro Studi per il Pensiero Liberale. Presto ci sarà anche una cena di autofinanziamento con la presenza di molti esponenti del mondo produttivo. Il passaggio successivo è più complicato perché molti ritengono che i riflettori politici favoriscano le attenzioni giudiziarie. Inoltre un altro fattore che incide sul reclutamento è quello della legge elettorale, argomento che lo stesso Berlusconi - attualmente in Sardegna - sta ricominciando a valutare e affrontare.
Di certo il leader azzurro negli ultimi due giorni ha rassicurato gli alleati e la stessa Forza Italia prima con la frase «trovo inquietante e improponibile un'alleanza con il Pd», poi con quella dettata al Messaggero: «Credo in un centrodestra unito ma plurale. Il compito di un leader è quello di unire, non devo certo scegliere tra Toti e Tajani».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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