Stefano Zurlo
nostro inviato a Legnano
Martina vorrebbe accoccolarsi proprio accanto al feretro, al centro della basilica. È l'estremo gesto d'amore di una ragazza che ha visto sfumare i propri sogni a 28 anni, ma vorrebbe stare vicina al suo uomo ancora per qualche minuto, sotto quelle volte altissime riempite dalle melodie struggenti e dall'affetto di una folla numerosissima. Non la accontentano e deve ripiegare, come da etichetta, sulla panca, in prima fila, accanto al ministro Maurizio Martina e al governatore della Lombardia Roberto Maroni.
Ci sono i carabinieri in alta uniforme, le voci del coro Jubilate e i vigili urbani con i gonfaloni, fuori Legnano è off limits per lutto cittadino, ma il funerale di Bruno Gulotta non è soffocato dalla retorica, come tante volte abbiamo visto in occasioni drammatiche. La cerimonia scorre sobria, a tratti perfino austera, per scelta o per necessità: niente commemorazioni, niente ricordi personalizzati, lacrime non esibite.
Il 17 agosto Bruno e Martina erano appena arrivati a Barcellona, insieme ai loro bambini: Alessandro,4 anni e mezzo, Aria che ha spento la prima candelina il 6 agosto scorso. Camminavano sulla Rambla: Aria era stretta alla mamma nel marsupio; il bambino era appena più avanti, mano nella mano con il suo papà e la felicità di quei giorni speciali attesi a lungo. Barcellona e poi la Costa Brava, questo era il programma. Poi accade quel che non doveva accadere: il frastuono, il furgone impazzito che piomba su di loro. Martina tira via il figlio, il padre in qualche modo completa l'opera facendogli da scudo. Martina, Martina che ora è corazzata nel suo dolore come una tartaruga, è illesa, salvi pure i piccoli, Bruno invece non c'è più. Finisce tutto in un attimo e la vita presenta un conto spropositato ad una ragazza che stava passando dal futuro delle aspettative al presente di una famiglia concreta. Monsignor Angelo Cairati, il prevosto di Legnano, prova a tirarla fuori dalla bolla di solitudine in cui è precipitata: «Un folle, un uomo malvagio dalla mente distorta ha ucciso Bruno, noi esprimiamo la condanna più ferma, senza se e senza ma, della violenza, di ogni forma di violenza, soprattutto di quella perpetrata in nome di Dio».
Ma questo non basta e il sacerdote s'inerpica su un sentiero non convenzionale: «Guarda Martina che il mondo è ancora un bel posto, ci sono tante belle persone come te, come era Bruno, come i suoi colleghi straordinari che ho incontrato questa mattina». Forse il prete pensa ai due piccini rimasti a casa: «I compagni di ufficio mi hanno spiegato che al primo posto per Bruno c'era la famiglia. Il suo ultimo gesto è stato buttare di là il bambino perché si salvasse». Un'azione istintiva e insieme vicina alla pagina del Vangelo. Gocce di luce nelle tenebre di questi tempi oscuri. La gente applaude a lungo, mentre la bara, avvolta nel tricolore, lascia San Magno. Martina finalmente scoppia a piangere, i familiari si abbracciano.
«Non ci dimenticheremo di questa famiglia- spiega al Giornale Maroni - siamo a disposizione del sindaco e presto approveremo una legge regionale che garantisce un indennizzo a tutte le vittime del terrorismo, con effetto retroattivo, a partire dal 1 gennaio 2017». E il primo cittadino Gianbattista Fratus aggiunge: «Pensiamo a borse di studio per aiutare gli studi di Aria e Alessandro». Speriamo che il presepe istituzionale non duri lo spazio di un'emozione. Gulotta, dopo aver studiato informatica, era diventato il responsabile vendite e marketing della filiale italiana della Tom' s Hardware una piccola multinazionale leader nell'editoria di informazione tecnologica.
«Stiamo raccogliendo fondi che consegneremo a Martina - spiega Roberto Buonanno, country manager dell'azienda - e finora abbiamo ricevuto 15 mila donazioni da tutto il mondo: Italia,Canada, Singapore, Australia. Ci sono manager che hanno dato 1000 dollari». E Max Pisu sta costruendo un evento con volti noti dello spettacolo. Sorrisi e carezze per il domani di Aria e Alessandro.
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