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Mattarella coach di Conte. Il premier in difficoltà chiede aiuto al Quirinale

Ieri due ore di colloquio a sorpresa. Il Colle incoraggia la trattativa ma non dà proroghe

Mattarella coach di Conte. Il premier in difficoltà chiede aiuto al Quirinale

Pettinato e sorridente dopo una notte da incubo, Giuseppe Conte alle dieci del mattino sale a sorpresa sul Colle per un colloquio urgente e ci resta quasi due ore. Che succede, il negoziato sta per saltare? Serve l'aiutino istituzionale? Vuole più tempo? Rinuncia al mandato? Ma no, spiegano dal Quirinale, è solo «un incontro di routine, per fare il punto». Nessuna resa, anzi, l'incaricato «è determinato e non ha alcuna intenzione di mollare». Certo, ci sono ancora parecchi ostacoli, come racconta lui stesso a Sergio Mattarella davanti a una tazzina di caffè. Tuttavia, appena fa il nome di Luigi Di Maio, il capo dello Stato alza le mani e lo ferma. «Non voglio sapere, questo è un tuo problema».

Il presidente non si vuole far trascinare nel mercato delle poltrone, quindi giudicherà «dopo», quando la lista sarà pronta, esercitando il «potere duale» sulla scelta dei ministri. Ricordate il caso Savona, dirottato dall'Economia agli Affari europei?

Stavolta però, rispetto alla primavera del 2018, siamo molto più indietro: Pd e 5 Stelle, tra una lite, un veto e un ultimatum, sono ancora ai preliminari. Forse, suggerisce Conte, qualche giorno di più farebbe comodo. Ma il capo dello Stato non è d'accordo e gli ricorda la scaletta, il percorso concordato al momento del conferimento dell'incarico: bisogna chiudere la partita entro la prossima settimana per evitare che la crisi politica diventi una crisi di sistema. Mercoledì lo scioglimento della riserva e presentazione della squadra di governo, giovedì il giuramento nel Salone delle Feste, venerdì il voto di fiducia alla Camera, dove il margine di maggioranza è più ampio. E per il Senato si incrociano le dita.

Oltre Mattarella non vuole andare, un po' perché il Paese deve affrontare in fretta diverse scadenze importanti - dalla scelta del commissario europeo che spetta all'Italia alla Finanziaria da impostare - e un po' perché le elezioni anticipate non sono ancora del tutto sparite dall'orizzonte del Colle. Se il tentativo giallorosso fallisce e si devono sciogliere le Camere, dice il presidente a Conte, meglio saperlo il prima possibile senza traccheggiare. E inoltre, il fatto che il capo dello Stato non abbia cancellato la possibilità di mettere in piedi un esecutivo elettorale, dovrebbe stimolare il «senso di responsabilità» dei protagonisti della mediazione e spingerli a sbrigarsi.

Niente supplementari quindi, ma neppure accelerazioni forzate. Si era pensato che il presidente, preoccupato dalla reazione della Borsa e dei mercati, premesse per arrivare a una soluzione entro stasera. In realtà, siccome la trattativa è lunga e complessa, i tempi restano quelli stabiliti. Conte dunque ha ancora un pugno di giorni a disposizione per tirare fuori il carattere e imporsi come capo designato di un governo politico. Dovrà mediare, convincere, litigare. Dovrà insomma darsi parecchio da fare per raggiungere un punto di caduta, preparare il programma e formare la squadra da sottoporre entro mercoledì sera al vaglio del Quirinale. Se poi anticipa, «meglio per lui e per tutti».

A mezzogiorno il premier incaricato lascia il Colle per andare al vertice con i plenipotenziari di Pd e 5s. Due ore di confronto con Mattarella non sono poche, però, minimizzano i consiglieri del presidente, «questi scambi di idee sono fisiologici». Ma il numero e l'arrivo degli ostacoli sulla strada di un accordo non si possono nascondere.

Al Quirinale, delusi per lo spettacolo e il basso livello della negoziazione, affranti per dover assistere alle bizze di Di Maio e alla caccia alle poltrone di tutti gli altri, si stanno proprio seccando.

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