Mattarella non commenta la crisi. E l'amico dc consiglia l'accordo al Pd

Il presidente resta in attesa. Indicativo il tweet di Castagnetti

Mattarella non commenta la crisi. E l'amico dc consiglia l'accordo al Pd

Dal Quirinale filtra solo il più rigoroso riserbo. Silenzio e attesa, nel «rispetto» di una partita che di qui a mercoledì tocca ai partiti giocare.

Il presidente Mattarella ieri era con il suo omologo tedesco Frank-Walter Steinmeier a Fivizzano, in Lunigiana, per rievocare l'eccidio di 173 civili ad opera di SS tedesche e fascisti italiani. E da lì ha pronunciato parole che servono a sottolineare, attraverso la tragedia di quel passato, i drammatici pericoli del presente e delle sue «gravi responsabilità»: la storia, dice il capo dello Stato, «ci insegna che, di fronte alla barbarie, interi secoli di civiltà possono venire annientati in un istante». A quella barbarie va detto «mai più»; e «quel mai più è la consegna che deve accompagnare ogni giorno il nostro essere cittadini». Mattarella ricorda come italiani e tedeschi sono «risaliti dagli abissi in cui li avevano trascinati il nazismo e il fascismo, contribuendo alla costruzione dell'Unione europea, uno dei più grandi spazi di libertà che esista al mondo».

Parole che volano alte sulle miserie della crisi italiana. Intanto a Roma, nella quiete di una domenica di trattative sotterranee, sfibranti tensioni e totale incertezza, a far rumore è un tweet «a chiave». L'autore, Pierluigi Castagnetti, è personaggio schivo ma di grande prestigio e autorevolezza nel centrosinistra: democristiano «di sinistra»; collaboratore di Dossetti, Zaccagnini, Martinazzoli, e poi di Prodi; segretario del Ppi. Ma soprattutto, quel che più conta ai fini dell'odierno dibattito, amico personale di Sergio Mattarella, e - con gran discrezione - di casa al Colle. Ecco quindi che in molti hanno letto come un chiaro riferimento all'oggi il suo mattiniero tweet di sapore storico: «La lezione di Berlinguer - scrive Castagnetti -. Nel 1976 il segretario del Pci (che avrebbe preferito Moro) accettò Andreotti, che pure aveva guidato il governo Dc-Pli, perché riteneva che sono i programmi e non le persone il terreno e lo strumento della discontinuità». Inevitabile che il breve testo, che ieri nel Pd passava di telefonino in telefonino, sia stato letto come un chiaro messaggio a Nicola Zingaretti. Non solo per quel (lusinghiero, almeno in casa post-Pci) parallelo con Berlinguer, ma anche perché il termine «discontinuità» è proprio quello che il leader Pd ha usato per dire no ad un Conte bis.

Così, secondo molti fautori del governo Pd-Cinque Stelle in casa dem, dietro il piccolo apologo di Castagnetti si può leggere il segnale che il Quirinale sarebbe assai favorevole ad un sì del Nazareno al premier uscente, che farebbe cadere le resistenze grilline e sbloccherebbe la nascita di un governo

giallorosso. Anche perché, come ricorda lo stesso Castagnetti, «dal tipo di soluzione della crisi italiana dipende anche la stabilizzazione del quadro Ue, alla vigilia di una recessione mondiale. Allargate lo sguardo, per favore».

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