Mattarella non vuole "papocchi" e punta su intese in tempi brevi

Il capo dello Stato attende ma prevede consultazioni rapide. Impossibili i tre mesi che hanno portato al Conte I

Mattarella non vuole "papocchi" e punta su intese in tempi brevi

Roma C'è già un mezzo appuntamento: secondo le antenne del Colle, «all'ottanta per cento» Giuseppe Conte, dopo aver parlato al Senato, salirà stasera per dimettersi. C'è anche qualche idea su come muoversi: il capo dello Stato adotterà la strategia del carciofo, cioè la collaudata tecnica democristiana di provare a risolvere i problemi uno alla volta appena si presentano. Sergio Mattarella affronterà dunque la crisi «un passo dopo l'altro», seguendo il protocollo istituzionale, ma «senza perdere tempo». E il primo passo sarà quello di aprire le consultazioni, subito, se e quando il governo sarà ufficialmente caduto. Domani mattina parlerà con Giorgio Napolitano e riceverà i due presidenti delle Camere, Roberto Fico e Elisabetta Casellati, poi dal pomeriggio nello studio alla Vetrata sfileranno i partiti. Si potrà quindi entrare nel vivo e si capirà se c'è spazio per un esecutivo politico o se, come in serata sembra più probabile, il Quirinale giocherà la carta del governo istituzionale.

Che intenzioni avete? Dove sono i numeri per una nuova maggioranza? E un programma coerente e rigoroso, un orizzonte temporale, un'idea condivisa dell'Italia e dei suoi problemi? Saranno più o meno di questo tenore le domande che il presidente della Repubblica rivolgerà alle delegazioni, che avranno il loro da fare per spazzare via i dubbi del Colle: Mattarella vuole un governo vero e stabile, non un papocchio. Dopo quello che è successo, «occorre serietà». Una crisi d'agosto, mai vista prima, anzi una non crisi visto che agli atti non esiste nulla. Due settimane di polemiche, di risse, di proposte strampalate, di proposte indecenti. Ministri che reclamano le elezioni anticipate, nemici storici che salgono sulla stessa scialuppa per evitare il voto, alleanza tentate, strappi male ricuciti. Tutte chiacchiere inutili, viste dalla prospettiva del Colle, perché l'unica cosa che conta è quanto i gruppi parlamentari diranno formalmente al capo dello Stato.

Saranno consultazioni rapide, un paio di giorni al massimo, ma non affrettate. Se Mattarella capirà che c'è la possibilità di concludere un accordo, concederà sicuramente dell'altro tempo ai partiti per definire l'intesa. «Questo vale nei due sensi», precisano dal Quirinale, cioè sia nel tentativo di rimettere insieme Lega e 5 stelle, sia nell'ipotesi di una coalizione Pd-grillini. Siccome si tratta di operazioni difficili, entrambi i cantieri potrebbero infatti aver bisogno di un extra-time. Purché non si vada avanti all'infinito, com'è successo un anno e mezzo fa durante la gestazione dell'alleanza gialloverde. Tre giri di incontri ufficiali, due mandati esplorativi, tanta tanta pazienza: servirono quasi tre mesi per far nascere il governo Conte. Il capo dello Stato non è disponibile a concedere il bis, i problemi del Paese, con la Finanziaria, i conti pubblici e la sterilizzazione dell'Iva in primo piano, vanno affrontati con una certa celerità.

Adesso che sembra arrivato al capolinea, l'avvocato del popolo spera di restare comunque a Palazzo Chigi. Dal Quirinale escludono però l'ipotesi di rimandare Conte in Parlamento, a meno che in nottata non abbia cambiato idea e deciso di fare la pace con Salvini.

Un reincarico? Si vedrà, dipenderà dalle indicazioni dei partiti, comunque è una strada stretta. Ma nemmeno l'accordone di legislatura tra Pd e 5s, visto da lassù, sembra una comoda autostrada. Così ecco il governo istituzionale, in salita tra gli allibratori, e se non funziona si vota.

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