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Mattarella sollevato a metà per il Dl. "Il Paese resta ancora nei guai"

Lo sblocco del decreto salutato positivamente dal Colle. Ma Conte è ancora in bilico. E adesso c'è la partita sul Salva Stati

Mattarella sollevato a metà per il Dl. "Il Paese resta ancora nei guai"

Uno spiraglio. «Si è diradata la nuvola più minacciosa». Un pizzico di ansia in meno: martedì stava crollando tutto, ora il Decreto Rilancio si è sbloccato. Una piccola tregua politica, alla quale il capo dello Stato ha contributo in modo decisivo, lavorando ai fianchi Giuseppe Conte perché trovasse «la sintesi». Ma insomma, visto dal Colle, le buone notizie finiscono qua. «Ci troviamo tuttora in una fase molto difficile per il governo e per il Paese». Siamo ancora nei guai.

E il premier resta pericolosamente in bilico. Crisi evidente, conclamata, come dimostrano le differenze dei vari partiti della maggioranza su tutti gli argomenti, però non ratificabile adesso in piena emergenza, alla vigilia di una difficile fase due. Il governo smotta, frana lentamente, si logora, tuttavia non cade, non può cadere, per mancanza di alternative e perché i mercati ci farebbero a pezzi. Anche l'accordo raggiunto in nottata non è certo a prova di bomba. Reggerà? Chissà. L'intesa è accolta comunque in modo positivo. Quanto al merito, giudizio sospeso. Si tratta di un tomo gigantesco, una super Manovra da 55 miliardi, che richiederà «un vaglio ponderato e approfondito». Anche se in realtà, come succede sempre, diversi punti del decreto sono stati già sottoposti all'esame degli uffici giuridici del Colle. Improbabile una bocciatura.

Molti i dubbi al Quirinale invece sulla tenuta generale: i 5 Stelle hanno fallito la prova di forza e annunciano battaglia sul Mes. Ma quella sarà un'altra partita. Sergio Mattarella (nel tondo) conta sul fatto che, dopo i no di propaganda, alla fine i grillini accettino i soldi freschi del Salva Stati per la sanità, un gruzzolo di miliardi a interesse bassissimo che consentirebbe di stornare le poche risorse disponibili verso altri settori. Come il lavoro. Intanto il presidente proseguirà la sua discreta offensiva diplomatica, con discorsi ufficiali e telefonate ai leader europei, per arrivare al varo dei Recovery Fund. «Siamo di fronte a una sfida senza precedenti - ha scritto per i 50 anni della dichiarazione di Schuman - servono risposte all'altezza dei padri fondatori nel sostegno alla crisi economica».

La Ue può fare parecchio ma non tutto, occorre che l'Italia mostri una compattezza finora latitante. E che il governo governi. O quanto meno non imploda adesso, come Mattarella ha spiegato la settimana scorsa a chi gli chiedeva soluzioni diverse subito: se a giugno Conte cade - questo il senso - si voterà a settembre con il vecchio sistema elettorale. Niente referendum taglia poltrone. Niente trattative per un nuovo esecutivo, non ci sono numeri e non c'è tempo per lunghe consultazioni. Il Paese può esplodere e morire di fame.

Più che una blindatura del premier, era un invito pressante alla maggioranza a stringere, per ora. Conte infatti è ancora sotto esame, il suo futuro si deciderà più avanti, nel frattempo deve impegnarsi di più a fare il premier, pensando di meno alle passerelle. Lo show di Conte e Di Maio a Ciampino, quando sono andati ad accogliere Silvia Romano, non deve essere molto piaciuto sul Colle. Dove, al contrario, hanno apprezzato il basso profilo del ministro della Difesa Guerini.

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