M i chiama, non mi chiama, se mi chiama. La lunga giornata di Salvini&Meloni è trascorsa ieri nell'attesa di notizie dal fortino berlusconiano, e nella speranza di un via libera del Cavaliere alla candidatura romana della segretaria di Fratelli d'Italia, con annessa rinuncia alla corsa da parte di Guido Bertolaso. Attesa delusa.
Silvio Berlusconi doveva chiamare Salvini e sancire la ricomposizione mercoledì, ma ieri mattina il capo della Lega ammetteva: «Io non ho sentito nessuno, anche se ero disponibile a parlare con chiunque perché secondo me il centrodestra a Roma può giocarsela con i 5 stelle. Il mio telefono è sempre acceso».
Dopo la riunione del Comitato di presidenza di Forza Italia, nel pomeriggio, Salvini reiterava la sollecitazione: «Ho letto dalle agenzie che il comitato di presidenza di Forza Italia ha dato mandato a Silvio Berlusconi di decidere il proprio candidato al Campidoglio, sono in attesa di una telefonata». Intanto lui e la sua candidata al Campidoglio si avviavano verso la terrazza del Pincio, nel cuore della Capitale, per una manifestazione che avrebbe dovuto - nelle loro speranze - vedere la coalizione riunita. «Siamo qui per Roma: gli altri se arrivano sono i benvenuti. Aspetto Forza Italia, spero che venga. Vedo Berlusconi dove vuole e quando vuole, lo vedo sempre con piacere», diceva il segretario del Carroccio davanti ad un fitto pubblico di telecamere e cronisti accorsi a documentare l'ennesimo capitolo della saga del centrodestra romano.
Ma Forza Italia non c'era, Berlusconi non telefonava, e nel frattempo Guido Bertolaso faceva sapere di essere ancora lui, il candidato del Cavaliere. L'irritazione salvinian-meloniana allora esplodeva. «Fino a cinque minuti fa mi aspettavo da Berlusconi il solito guizzo, la capacità di leggere le aspettative dei cittadini che lo ha reso il leader che è stato, e che partecipasse a questa manifestazioni», lamentava la Meloni. Salvini attaccava velenoso Bertolaso: «C'è bisogno di lui in Africa, andasse là». E poi se la prendeva con il cerchio magico di Palazzo Grazioli: «Berlusconi ha al fianco alcuni pessimi consiglieri che rischiano di rovinarlo: lui è bravo a far di conto ma al fianco c'è qualcuno che lo vuole far perdere». Poi la velata accusa, che da giorni viene ripetuta in casa leghista e meloniana, di intelligenza con il nemico da parte berlusconiana, perché una divisione elettorale del centrodestra può avvantaggiare il candidato del Pd Roberto Giachetti e favorire il suo accesso al ballottaggio: «Chi non appoggia Giorgia Meloni aiuta Renzi, e chi aiuta Renzi non sarà alleato della Lega». Una sorta di ultimatum a Forza Italia: o fate quel che diciamo noi sulla candidatura a Roma, oppure, alle prossime politiche, ognuno per la sua strada.
Certo è che, in attesa della telefonata di Berlusconi e delle decisioni definitive sull'alleanza o sulla rottura, ieri è sfumato l'annuncio delle liste elettorali per il Comune e i municipi romani, che Giorgia Meloni aveva promesso di fare dal podio del Pincio. Finché non si saprà se Forza Italia c'è o non c'è, gli elenchi non possono essere chiusi. L'aspirante sindaca capitolina si limita quindi a far sapere che si sottoporrà al rito del controllo anti-corruzione: «Martedì vedrò Cantone per avere un confronto con l'Anac e una collaborazione effettiva per capire a monte se il lavoro che stiamo facendo è sufficiente». Poi l'avvertimento a Forza Italia: «Perché se arriviamo al ballottaggio gli apparentamenti non li facciamo. Chi deve decidere decida ora».
Nel frattempo sul palco del Pincio saliva la ex conduttrice tv Rita Dalla Chiesa, chiamata ad introdurre la manifestazione di lancio della candidatura Meloni, e veniva sommersa di fischi e «buuu» dalla platea per aver osato evocare i diritti dei gay.
«I pregiudizi non vanno bene e vorrei che non ne aveste neanche voi - ha detto la Dalla Chiesa, infastidita dalle proteste - Spero che Giorgia Meloni possa superarli».L'ultimo appello al Cavaliere tocca a Salvini: «Bertolaso? Cosa fa mi interessa poco. Ma le porte per Berlusconi sono e saranno sempre aperte. Spero decida in fretta».
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