Roma - Terminata la partita per le presidenze di Camera e Senato, si riaprono i giochi per la formazione del governo.
Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, avvierà dal 3 aprile le consultazioni per capire se esiste una strada che porti alla nascita di una maggioranza. In attesa del lavoro del capo dello Stato, le forze politiche si muovono tra strategie silenziose e nodi politici da sciogliere. Ieri, sia Matteo Salvini che Luigi Di Maio hanno rivendicato per Lega e M5s la guida del futuro esecutivo. Una mossa che punta a neutralizzare reciproche fughe in avanti. In realtà, le trattative, al netto delle dichiarazioni ufficiali, sia tra i leader che all'interno dei partiti continuano.
Nel centrodestra, Fratelli di Italia, la terza forza della coalizione, deve sciogliere il primo nodo: sganciarsi dall'alleanza, sostenendo un eventuale governo M5s-Lega, o confermare il patto con gli elettori e restare all'opposizione in caso di strappo di Salvini. Non c'è una spaccatura all'interno del partito di Giorgia Meloni ma un ragionamento sulla proposta da recapitare a Mattarella. Meloni - nell'intervista al Corriere della Sera - ha provato a indicare la linea, intravedendo all'orizzonte solo un governo del centrodestra. La leader di Fdi è certa che i voti che mancano per ottenere la fiducia nei due rami del Parlamento si troveranno con un appello ai singoli deputati e senatori: «Mancano una cinquantina di voti, una distanza che si può colmare con un appello trasversale ai parlamentari.
Se aderiscono a precisi punti di programma, non ha importanza da che partito provengono. A meno che non ci sia un accordo tra Pd e M5s, non ho motivo di dubitare che Mattarella farà fare a noi questa esplorazione». Una strada stoppata nel giro di un paio di ore dall'ex capogruppo dem Ettore Rosato che dal Giornale Radio Rai ha risposto: «La Meloni non troverà voti nel nostro gruppo». La rotta indicata dalla Meloni non scioglie il nodo politico. Perché se quei voti non arriveranno, cosa farà il partito? Una prima opzione potrebbe essere la via di un'opposizione parlamentare, forte anche dei numeri dei gruppi di Fdi, alla destra di un governo M5s-Lega. Una scelta che contiene il rischio, concreto, dell'irrilevanza politica per una ragione semplice: lo scenario di un governo M5s-Lega assegnerebbe al Pd, e non a Fratelli di Italia, il ruolo di opposizione.
Una riflessione che spinge una parte del partito a non scartare l'ipotesi di un accordo con Carroccio e Cinque stelle per sostenere la nascita di un esecutivo.
È la proposta suggerita dall'ex capogruppo Fabio Rampelli che al Giornale ha fissato anche i paletti in cui muoversi: «Provare a essere il grillo parlante della maggioranza, un po' come faceva Bossi quando a Palazzo Chigi c'era Berlusconi».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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