Roma - La direzione di Fratelli d'Italia ha convocato l'assemblea del gruppo parlamentare per intonare il De profundis al cosiddetto «governo Conte». Giorgia Meloni ha ribadito davanti ai cinquanta, tra parlamentari e senatori, che non è possibile avallare un governo guidato da un tecnico. Non dopo un'intera campagna elettorale dedicata a chiedere agli elettori di superare la lunga ed estenuante stagione di governi guidati da chi non si è guadagnato i «galloni» di premier in campagna elettorale. Dal tanto criticato Mario Monti, fino all'ultimo, quel Paolo Gentiloni, ora dimissionario, che ha tolto le castagne dal fuoco a un altro premier non espressione del voto popolare: Matteo Renzi. Lo dicevano tutti, in verità, in campagna elettorale: basta con i premier calati dall'alto. Ora, però, a difendere questo «elementare principio di vita democratica», come è stato detto alla riunione dei gruppi parlamentari, è rimasto soltanto il partito della Meloni. La connotazione politica del premier è uno dei principi su cui ha puntato Fratelli d'Italia anche dopo il 4 marzo. Partendo dal presupposto che la coalizione di centro-destra ha avuto il maggior numero di consensi, la Meloni ricorda ora che quella vittoria è stata sciupata non soltanto dalla posizione («che fatico a comprendere», come ha ripetuto più volte la leader di FdI) di Mattarella ma anche dalla scelta compiuta da Matteo Salvini. Secondo la Meloni, il segretario della Lega si è letteralmente «consegnato ai grillini». La scelta di scommettere su un esecutivo giallo-verde ha di fatto isolato il movimento fondato da Bossi rispetto agli alleati dell'ultima competizione elettorale. «È l'unico generale che conosco - ha spiegato ai parlamentari la Meloni, sfruttando una metafora bellica - che, appena vinta la guerra, si consegna al nemico, lasciando una parte delle truppe sul campo di battaglia». Ormai sono giorni che i dirigenti di Fratelli d'Italia ripetono come un mantra che Salvini è «caduto nella trappola di Di Maio» e che finirà a fare da stampella a un esecutivo grillino. D'altronde non solo l'avvocato Conte non è stato candidato ma vanta -come ricorda la Meloni durante una visita al mercato rionale della Montagnola a Roma - amicizie pure nel campo avverso (Maria Elena Boschi). Insomma una sua presenza a Palazzo Chigi, dal punto di vista di Fratelli d'Italia, è uno schiaffo all'ottimismo. «D'altronde - ha ricordato Ignazio La Russa - Conte è l'esatto opposto di quello che avevamo chiesto noi. Per noi l'incarico doveva essere assegnato a Matteo Salvini proprio perché poteva contare sull'appoggio del 42% dei parlamentari».
Ora, se dovesse tramontare definitivamente l'ipotesi del tecnico e riprendere quota la tesi di un premier politico, Fratelli d'Italia tornerebbe in gioco per spingere un esecutivo il cui programma tenesse conto delle richieste di FdI, con o senza ministeri.
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