Politica internazionale

Meloni visita Arlington e incontra Kissinger: "Presto andrò in Cina". Convergenze su Expo, Piano Mattei e Tunisia

Dopo il faccia a faccia con Joe Biden alla Casa Bianca e il pranzo al Congresso con lo speaker della Camera Kevin McCarthy, la seconda giornata della trasferta statunitense di Giorgia Meloni si apre con una visita al cimitero di Arlington

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Dopo il faccia a faccia con Joe Biden alla Casa Bianca e il pranzo al Congresso con lo speaker della Camera Kevin McCarthy, la seconda giornata della trasferta statunitense di Giorgia Meloni si apre con una visita al cimitero di Arlington. Dove la premier presenzia al cambio della guardia, depone una corona di fiori sulla tomba del Milite ignoto e rende poi omaggio ai militari italiani sepolti sulle rive del Potomac. Una giornata che si chiude a sera, con il ricevimento a Villa Firenze, residenza dell'ambasciatrice italiana a Washington, Mariangela Zappia. Ed è proprio qui che Meloni ha lungo incontro con Henry Kissinger, l'ex segretario di Stato durante le presidenze Nixon e Ford, che da pochi mesi è entrato nel club dei centenari. Due ore di colloquio, recita una nota di Palazzo Chigi, con «una delle menti più lucide» e «punto di riferimento della politica strategica e della diplomazia». «Ringrazio Kissinger per il prezioso tempo che mi ha dedicato, è stato un privilegio e un onore dialogare con lui sui temi della contemporaneità», ha detto Meloni.

Durante la giornata, poi, la presidente del Consiglio torna sull'incontro nello studio ovale con Biden, che - dice su Twitter - è stata «un'occasione importante per ribadire la profonda amicizia che unisce Italia e Usa» e per «discutere dei comuni interessi strategici». Con il presidente americano, aveva spiegato giovedì quando in Italia era già notte fonda, «ho avuto un lungo incontro in cui abbiamo ribadito la nostra solida alleanza, il partenariato strategico e la profonda amicizia che uniscono i nostri Paesi». Durante il colloquio, ha detto la premier, sono state toccate numerose questioni internazionali: dall'Ucraina all'Africa, dalla Cina alle aziende italiane. Per quanto riguarda la guerra, «ho visto il presidente Biden molto determinato, come io sono molto determinata». Il che, precisa Meloni, «non significa non cercare soluzioni negoziali». «Come ho detto dall'inizio del conflitto, credo che l'unico modo di garantire la possibilità di una qualsiasi via di uscita diplomatica sia sostenere l'Ucraina», ha ripetuto la premier.

Sul tavolo, ovviamente, anche il dossier Cina. «Abbiamo parlato di via della Seta, di come occorre garantire la nostra sicurezza economica e il multilateralismo sostenibile», ha detto Meloni ai giornalisti. Come occorre «favorire il dialogo con Pechino affinché agisca in modo responsabile», ha poi aggiunto la premier, spiegando che una sua visita in Cina è ormai imminente: «non è stata ancora calendarizzata, ma credo debba essere una delle prossime missioni». Palazzo Chigi sembra essere ormai pronto a ritirarsi dal memorandum della via della Seta, anche se - ha precisato Meloni - gli Stati Uniti «non ci hanno mai posto la questione di cosa debba fare l'Italia». Insomma, «Washington si fida di Roma su tanti temi, anche sul modo con cui tiene i rapporti a livello internazionale».

Con Biden, la presidente del Consiglio italiana condivide anche gli obiettivi del piano Mattei per l'Africa. «Ho trovato voglia di collaborare sulla nostra idea, che si sposa con altre iniziative avviate proprio dal presidente Biden», ha detto la premier. E sulla Tunisia: «La posizione degli Usa mi pare molto aperta rispetto a quello che noi stiamo facendo e non era scontato. Il rapporto tra Tunisia e Fmi è più un rapporto di difficoltà di incontrarsi. Da Biden ho trovato molto sostegno e attenzione alle iniziative che stiamo prendendo e alla volontà di essere più presenti e di dare una mano». Anche su Expo 2030, visto che proprio al termine dell'incontro tra Biden e Meloni una nota della Casa bianca ha fatto sapere che «gli Stati Uniti accolgono con favore la candidatura dell'Italia» (di Roma) a «ospitare l'Esposizione Universale nel 2030». Insomma, un rapporto, quello tra Italia e Usa di profonda collaborazione, perché «i nostri destini sono irrimediabilmente legati». Anche se «gli interessi non sono perfettamente sovrapposti» ed è per questo che «l'Europa ha bisogno di una sua politica estera» per mantenere «una sua autonomia» che «è un valore aggiunto per tutta la coalizione».

AS

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