L'onda sismica e l'onda degli sfollati viaggiano di pari passo. La prima gonfia la seconda. E, insieme, creano uno tzunami che travolge l'anima; quanto ai corpi, quelli sono già stati travolti dal sisma, che ha fatto un sol boccone pure degli edifici. Il terremoto è una bestia affamata che, non appena pare sazia, torna subito a cibarsi di cose e persone. Ieri la sua fame ha trovato alimento in un centinaio di scosse di assestamento. Molte meno rispetto alle oltre 500 dell'altroieri, ma ancora tantissime per tranquillizzare definitivamente il popolo degli sfollati. Che tranquillo non tornerà mai: il terremoto è una cicatrice che ti rimane nel cervello. Le nuove scosse hanno ulteriormente polverizzato case e monumenti che erano già stati ridotti a scheletri ormai senza «pelle» e ricoperti solo di detriti. A Ussita l'intero paese è «zona rossa». Traduzione: non è rimasta una sola casa agibile. Briciole di muri e ricordi sotto i quali il suolo si è abbassato di mezzo metro dopo essere stato ghermito dalla bestia. Bambini e vecchi (che poi sono le due facce della stessa medaglia) sono le tipologie sui cui volti la demoniaca coppia Richter/Mercalli si diverte a disegnare le espressioni più strambe e conflittuali. I piccoli sorridono perché non vanno a scuola, gli anziani piangono perché non possono tornare tra le proprie mura domestiche. Che, raggiunta l'età dei capelli bianchi, rappresentano tutto: odori, rumori, sapori, atmosfere, sentimenti. In una parola: la vita. Forse è per questo che gli «indiani» della «tribù della faglia» è restio ad abbandonare la propria «riserva». «Ci abitueremo», dicono tanto per illudersi. Ben sapendo di mentire a se stessi, ma solo per far confortare quanti gli stanno accanto. Se fino a ieri gli sfollati erano circa 6mila, oggi sono aumentati di almeno altri mille. Cifre stimate per difetto e destinate ad aumentare di scossa in scossa. «Lo sciame durerà ancora per settimane», annunciano gli esperti. Parole che fanno tremare la gente, ancor prima che le nuove scosse facciano tremare la terra.
Dai televisori installati nei «centri di raccolta» arriva l'eco dei brindisi della barista che a Vibo Valentia ha venduto il biglietto del Superenalotto milionario. «Speriamo che il vincitore si ricordi di noi», dice. «Speriamo che il Signore si ricordi di noi», replicano i dannati del terremoto.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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