Merkel-Hollande, accordo senza l'Italia

Tra Berlino e Budapest è guerra aperta. Orbàn: "È un problema tedesco". Ipotesi multe per chi non li accoglie

Merkel-Hollande, accordo senza l'Italia

Anche tra i potenti d'Europa possono volare gli stracci. L'euronevrosi provocata dalla pessima gestione della crisi migratoria ha toccato ieri vertici da telenovela, con il premier ungherese e la cancelliera tedesca (e non solo loro) che, sia pure a distanza, se ne sono dette di tutti i colori.

Tutto è cominciato quando Viktor Orbàn, il bellicoso premier magiaro, si è presentato a Bruxelles per perorare la causa del suo Paese, oggetto in queste settimane di critiche convergenti per il duro trattamento riservato ai profughi in arrivo dal Medio Oriente via Balcani. Orbàn, che è un fiero tradizionalista e nazionalista, ha sostenuto che l'Ungheria sta «difendendo le radici cristiane dell'Europa, minacciate da un'invasione musulmana», ha annunciato che entro il 15 settembre le frontiere del suo Paese saranno impenetrabili e soprattutto si è rivolto ad Angela Merkel affermando che quello dei profughi è «un problema tedesco», mentre l'Ungheria sta solo applicando le regole europee «in modo il più possibile umano: «Quello che stiamo facendo è solo applicare le regole. Se la cancelliera tedesca dice che nessuno deve lasciare l'Ungheria senza essere identificato, per noi è un obbligo identificare tutti».

Apriti cielo. Da Berna dov'era in visita, la Merkel ha replicato che l'emergenza profughi «è un problema che riguarda tutta l'Europa» e non solo la Germania; poi ha puntualizzato stizzita che «la Germania fa quello che moralmente deve, né più né meno». Una sottolineatura morale veniva aggiunta dal polacco e cattolico presidente del Consiglio europeo Donald Tusk, che ha ricordato a Orbàn che «la cristianità sta nel principio fondamentale di “amare il prossimo tuo come te stesso”, cioè aiutare chi è in difficoltà senza distinzione di razza o di religione». A rincarare la dose interveniva il presidente francese François Hollande, ricordando «l'obbligo morale di ogni Paese Ue di accogliere i rifugiati in base alla Convenzione di Ginevra». Argomento che alla fine ha strappato al premier britannico Cameron la promessa di accogliere un maggior numero di siriani nel suo Paese.

Ne scaturiva una proposta franco-tedesca che sarà presentata al vertice del 14 settembre a Bruxelles: rendere «obbligatorio e permanente» un meccanismo di ripartizione di quote di migranti tra tutti i Paesi europei. Si tratta al momento di distribuire 120mila persone oltre alle 40mila che attualmente si trovano in Italia e in Grecia. E per i Paesi che si oppongono si parla di sanzioni: o meglio, di un diritto a chiamarsi fuori pagando pegno.

E Renzi? Da Firenze, insieme col premier maltese Joseph Muscat, invitava l'Europa «a muoversi e non a commuoversi», con riferimento alla tragica fine del bambino curdo annegato nell'Egeo. Merkel e Hollande, intanto, decidevano anche per noi.

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