Ognuno di noi ne conosce qualcuno. Quelli che «sì va bene, ma anche gli americani», anche se sanno benissimo che per certe bestialità negli Stati Uniti c'è la corte marziale e in Russia la medaglia al valore (ultimo decorato post mortem da Putin in persona il cosiddetto blogger Tatarsky, che esortava a «sconfiggere, uccidere e derubare tutti, proprio come piace a noi»). Quelli che «la guerra è guerra e tanto vale farla fino in fondo», cioè da criminali e chi se ne frega dei civili ucraini torturati e scannati, delle donne violentate, dei bambini rapiti e deportati a migliaia per farne tanti bravi russetti: di solito sono gli stessi che piagnucolano per l'inaccettabile russofobia e le incivili censure ai danni della grande cultura russa del tempo che fu (quella antisovietica del Novecento non la apprezzano: troppo liberale). Quelli che «non si risponde alla guerra con la guerra», quindi niente armi agli ucraini per difendersi e scemo («di guerra») chi dice il contrario, magari argomentando invece di insultare come d'abitudine nel campo «pacifista».
Nessuno di questi ineffabili signori dei media, della politica e della cultura, o di questi amici magari in altri contesti piacevolissimi e arguti, si è davvero indignato quando un anno e passa fa hanno cominciato a girare le immagini di donne ucraine con il volto scarmigliato e insanguinato, di poveri bambini morti sotto le macerie dei bombardamenti, di vecchi tremanti ammassati sotto un ponte nel gelo dell'inverno in attesa che qualcuno venisse a portarli via da ciò che restava delle loro case distrutte. Le immagini dei disgraziati civili ammazzati come cani e lasciati a imputridire per strada dai russi rabbiosi in ritirata da Bucha hanno al massimo suscitato in loro un'alzata di sopraccigli, a condimento di un invito a dubitare della loro autenticità come suggeriva quel gentiluomo del ministro russo degli Esteri Sergei Lavrov, che in questi giorni presiede le riunioni dell'Onu come se niente fosse.
A proposito di Onu. Adesso che un paio di video raccapriccianti mettono in imbarazzo perfino il portavoce del Cremlino e il super tagliagole di Wagner Evgeny Prigozhin, quell'inutilissimo consesso raccomanda di punire i responsabili dell'ennesimo crimine di guerra russo. Come se non si sapesse che il vero responsabile di certe bestialità, il mandante di una brutalità di Stato mascherata da «operazione speciale», sta appunto al Cremlino. L'amico del cuore del presidente cinese che, mentre il bifronte collega francese lo esorta a mediare per la pace in Ucraina, raccomanda alle sue forze armate di «prepararsi a combattimenti veri», cioè ad aggredire la pacifica Taiwan; del megalomane dittatore nordcoreano che rifornisce lo stesso Putin di munizioni mentre minaccia gli «imperialisti americani» con i suoi missiloni a testata atomica; dei criminali ayatollah iraniani che con una mano inviano in Russia droni e razzi, con l'altra sparano, mirando agli occhi, alle ragazze di Teheran che non mettono il velo; del grottesco presidente eterno bielorusso, che pur di restare al potere sta trasformando il suo povero Paese in un parco di missili nucleari russi puntati sulle nostre città.
Tutto questo bel mondo di oppressori e assassini si tiene per mano e pretende a gran voce un «nuovo ordine mondiale» in cui comanderebbero loro. Ci sta sfidando mentre i nostri pacifisti a senso unico, i nostri attivisti dell'autofustigazione e le nostre femministe si baloccano con priorità quali la demolizione delle statue dei navigatori del Cinquecento e l'imposizione a tutti di una delirante lingua di legno imperlata di schwa.
Nel loro delirio autoreferenziale non capiscono che in quel nuovo mondo sarebbero i primi a venire ridotti al silenzio. E dunque, finché siamo in tempo, diciamolo in faccia a questi utili idioti: vi dovreste vergognare, e non sapete quanto.
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