A Messina ora l'acqua si vende al mercato nero

Nelle case rubinetti ancora a secco per un altro guasto agli impianti

Cittadini in fila davanti a un camion cisterna a Messina
Cittadini in fila davanti a un camion cisterna a Messina

«Quando l'emergenza finirà, e l'acqua sarà tornata a sgorgare stabilmente dai rubinetti, come dovrebbe essere la norma a nord di Tangeri, di questo nostro sindaco resterà solo la maglietta che i messinesi gli hanno dedicato, per corbellarlo. “Free Bidet” dice la scritta, parafrasando le sue “Free Tibet” e le “No Ponte” con cui il nostro sindaco alternativo si è pavoneggiato per anni. Ma dentro la maglietta, come nelle vignette di Forattini che raffigurava il ministro Goria senza dargli un volto, se si ricorda, non c'è nessuno. Perché questo è il sindaco di Messina Renato Accorinti: un Nessuno».

In giornate di perdurante, e anzi rinnovata penuria idrica (oltre dieci giorni), Roberto Carnevale è un fiume in piena. Cinquantatre anni, funzionario di banca, Carnevale riassume lo stato d'animo dei suoi concittadini di fronte alla nuova emergenza: arrabbiati, ma con ironia. Il fatto nuovo, quello che rischia di far saltare i nervi a una popolazione già esasperata, è che l'acquedotto riparato si è scassato di nuovo, e si confida in un bypass, al quale si sta lavorando in queste ore, che a Forza D'Agrò collegherà l'acquedotto di Fiumefreddo con quello dell'Alcantara. Ma saranno giornate di quaresima idrica lo stesso, visto che nel migliore dei casi arriveranno in città solo 3-400 litri al secondo rispetto ai 970 di prima. Un trionfo, per i borsaneristi che nei giorni scorsi vendevano bidoni d'acqua da venti litri a trenta euro l'uno, e che ora tornano a fregarsi le mani.

«Nei giorni scorsi il Prefetto ha avocato a sé tutti i poteri perché si è reso conto che il sindaco Accorinti non era all'altezza», continua Carnevale. «Come si può definire uno così? Bisognerebbe dire ciò che lei non può scrivere, perciò diciamo così: un personaggio imbarazzante». Bravo a far parlare di sé con le sue magliette (la terza volta che si presentò così, in Regione, a Palermo, con la sua faccia inutilmente pensosa, lo misero alla porta) e le sue bandiere della pace (ne sventolò una il 2 giugno, alla giornata delle Forze Armate) Accorinti pare non ne imbrocchi una giusta.

«Dov'era il 30 ottobre, in piena emergenza, il signor sindaco?» si domanda Pepa Zappardino, insegnante. «Era a Torino, al congresso dell'Anci. Ma dico: non poteva mandare un telegramma a Fassino, e dirgli che a Messina c'era un problemino? Sono arrabbiata perché sono convinta, e con me tutte le persone che conosco, che le cosiddette autorità hanno sottovalutato la situazione, mettendoci alla berlina di fronte a tutta l'Italia».

Da Cristo Re all'Osservatorio, da piazza Cairoli a Ganzirri, sembra di rivedere scene in bianco e nero di Agrigento, di Caltanissetta negli anni Sessanta, con le autobotti per le strade e la gente, in fila, con i bidoni, le damigiane, le bottiglie, i secchi. E i berci, le urla, gli spintoni, i «c'ero prima io» che ogni momento minacciano di degenerare in rissa.

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