Il meteo dell'economia segna bufera sull'Italia: "Ora è come la Turchia"

Le previsioni di Commissione Ue, Fmi e Bce tutte concordi: bassa crescita, deficit al 2,9%

Il meteo dell'economia segna bufera sull'Italia: "Ora è come la Turchia"

È l'Italia dei conti che non tornano. È l'Italia che rischia di contagiare i Paesi più deboli. È l'Italia che dovrebbe cambiare rotta. E non lo fa. Con un accorpamento tanto compatto da sembrare studiato, Commissione europea, Bce e Fondo monetario dicono le stesse cose nello stesso giorno. Identiche sono le preoccupazioni, la cui radice va ricercata nella manovra di governo fondata su uno sforamento fuorilegge del deficit e su previsioni di crescita troppo ottimistiche. Bruxelles, da settimane impegnata in un duello con Roma e pronta ormai ad avviare una procedura di infrazione in assenza di correzioni della Finanziaria, inforca gli occhiali scuri e dice che il nostro Pil non salirà oltre l'1,2% nel 2019, contro l'1,5% previsto dall'esecutivo. Qui non ci sono sfumature semantiche, ma una minore espansione che finirà per impattare proprio sul disavanzo, alzandolo al 2,9% (dall'1,8% del 2018, anno in cui non ci sarà aggiustamento strutturale rispetto all'anno prima) per effetto delle maggiori spese necessarie per finanziare il reddito di cittadinanza e la riforma delle pensioni.

Il resto deriverà dai maggiori costi dovuti allo spread (ieri a 294 punti), la miccia accesa che a causa della liaison dangereuse tra banche italiane e titoli di Stato potrebbe danneggiare l'economia reale e colpire anche l'eurozona. Insomma, l'Italia vista come possibile focolaio d'infezione. Quello di Bruxelles non è però un «dagli all'untore» di manzoniana memoria teso a risolvere una disputa che non è solo economica, ma anche (e forse soprattutto) politica. Anche perché il grido d'allarme non è isolato. La banca centrale europea presieduta da Mario Draghi sottolinea infatti, nell'ultimo Bollettino mensile, l'aumento dei tassi dei bond pubblici indotto anche dalle «crescenti tensioni nei mercati del debito sovrano di alcuni Paesi dell'area dell'euro». Chiaro il riferimento al surriscaldamento dei differenziali di rendimento tra i nostri Btp e il Bund tedesco. D'altra parte, lo scorso settembre Draghi aveva accusato il governo di «aver fatto danni» visto che famiglie e imprese iniziavano a pagare tassi d'interesse più alti. In modo meno diretto, l'Eurotower ricorda ora come la legge di bilancio italiana venga varata in un quadro congiunturale più debole (+1,9% l'aumento stimato del Pil di Eurolandia l'anno prossimo) e su cui pesa il protezionismo à la Trump, i pericoli legati ai ritardi sugli aggiustamenti di bilancio e sulle riforme strutturali (altro richiamo all'Italia) e anche una eventuale Brexit senza intesa fra Londra e Bruxelles.

Non meno critico è un rapporto del Fondo monetario, che ha confermato la sua previsione di crescita per l'Italia all'1,2% per il 2019. La prima sottolineatura con biro rossa è il balzo «ai massimi da quattro anni» del rendimento dei titoli di stato italiani «a causa delle difficoltà nella formazione del governo e delle incertezze politiche». Inoltre, non appare rassicurante il fatto che «fino a questo momento» il nostro Paese abbia contaminato gli altri mercati solo in modo contenuto: il contagio da futuri stress «potrebbe essere notevole», specie per le economie più deboli.

Se l'organismo guidato da Christine Lagarde mette le tensioni commerciali e quelle sui mercati finanziari tra i principali pericoli nel breve termine, nel medio periodo la mina potenzialmente esplosiva è l'adozione di politiche macroeconomiche popolari, ma insostenibili. Per noi - assimilati dal Fondo alla Turchia - la strada dovrebbe essere un'altra: dare la massima priorità a misure di riduzione del deficit e del debito.

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