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Il metodo Pd: un posto in lista a chi offriva euro alle primarie

A Napoli ricandidato il consigliere uscente Borriello: era stato ripreso mentre elargiva monete fuori dai seggi. L'ira di Bassolino: «Vergogna»

L'«elemosiniere democratico» resta al suo posto. Cioè in lista, ricandidato nonostante lo scandalo delle monetine distribuite in occasione delle primarie del 6 marzo scorso. Tonino Borriello correrà per conservare lo scranno in consiglio comunale forte dell'assoluzione che la commissione di garanzia provinciale del Pd gli ha riconosciuto qualche settimana fa. Questione di realpolitik. L'aspirante sindaco di centrosinistra Valeria Valente, alle prese con una campagna elettorale che stenta a decollare e con i bassoliniani pronti alla guerriglia vietcong, non se l'è sentita di rinunciare a un pacchetto di voti a tre zeri. E così al «cambia verso» renziano ha sostituito un più andreottiano «meglio tirare a campare che tirare le cuoia».

Borriello era stato immortalato dal video del sito web Fanpage.it mentre allungava un euro a un elettore rimasto, a suo dire, senza spiccioli a pochi metri dall'ingresso del seggio 46. «Altro che corruzione, faceva freddo ed è stata solo un'attenzione a un amico che aveva lasciato il portafogli a casa» si è sempre difeso l'ex presidente della circoscrizione più rossa della città, quella della periferia orientale che va da San Giovanni a Teduccio a Barra.

«Nelle liste Pd a Napoli sono stati candidati quelli che davano soldi fuori ai seggi: una vergogna» è stato il commento tranchant che Antonio Bassolino ha affidato ieri alla sua pagina Facebook. Sconfitto alle consultazioni di partito per 400 (contestatissimi) voti, l'ex governatore si è visto rigettare per ben tre volte i ricorsi presentati. Non ha voluto rompere presentandosi alle amministrative di giugno da indipendente, ma don Antonio non ha affatto dimenticato l'affronto.

Un tempo erano maestro e allievo, i due. Il consigliere comunale è stato addirittura l'ufficiale civile che ha unito in matrimonio Bassolino e la moglie Annamaria Carloni. E lo avrebbe seguito pure in quest'avventura elettorale, se non fosse arrivato l'altolà di Matteo Renzi che ha imposto la candidatura unitaria della Valente (altra ex della scuderia bassoliniana) a un partito locale ridotto a brandelli. Aveva pure iniziato a raccogliere le firme a sostegno dell'amico di sempre ma in una notte, il fu fedele Borriello ha cambiato idea e cavallo. Poi sono arrivate le settimane furenti delle polemiche e delle accuse incrociate.

Il caso delle primarie juke-box peraltro è tutt'altro che archiviato. Il pm Francesco Raffaele e il procuratore aggiunto Alfonso D'Avino hanno acquisito il filmato di Fanpage.it e affidato alla polizia giudiziaria la delega d'indagine per identificare chi, nelle immagini, sosta davanti alle urne per consegnare soldi o orientare il voto degli elettori.

Oltre a Borriello, infatti, davanti al gran giurì del Pd è finito il capogruppo dem della VI Municipalità (ancora San Giovanni, per capirci) Gennaro Cierro. Pure lui sorpreso dai cronisti a maneggiare banconote. Pure lui assolto. E pure lui ricandidato, ovviamente.

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