Mezza Italia a secco: il calo delle piogge è pari al lago di Como

Precipitazioni meno 21%, acqua razionata I Verdi: le perdite? 9 miliardi di litri al giorno

Mezza Italia a secco: il calo delle piogge è pari al lago di Como

Quel ramo del lago di Como non basta. A noi serve tutto. In questa estate secca come uno schiaffo all'Italia mancano all'appello 20 miliardi di metri cubi di acqua, più o meno quella contenuta nel lago di manzoniana memoria, il terzo più grande d'Italia.

Dall'inizio del 2017 è piovuto il 21 per cento in meno rispetto alla media, e se si considera che gennaio e febbraio sono stati mesi «normali», vuol dire che da marzo a oggi ci siamo giocati un intero mese di pioggia. La primavera che ci siamo lasciati alle spalle è stata la seconda più calda (+1,3 gradi rispetto alla media) e la terza più secca (-39 per cento) degli ultimi sessant'anni. E l'estate non ha certo migliorato la situazione. In molte parti d'Italia non piove da due mesi, spesso da ancora più tempo.

Cronache di un Paese che annaspa almeno per due terzi. In cui i laghi (non solo quello di Bracciano che ormai non rifornisce più i rubinetti dei romani) si vanno svuotando, le coltivazioni sono a rischio e i contadini faticano a ricorrere alle irrigazioni di soccorso. Cartoline dall'Italia senza ombrello scattate dalla Coldiretti: il Lago di Garda al 34,4 per cento di riempimento del volume; il fiume Po al Ponte della Becca a Pavia circa 3 metri e mezzo sotto lo zero idrometrico; i due terzi dei campi coltivati in tutta Italia sono senza acqua; la produzione di latte scesa di circa il 15 per cento anche perché nei pascoli (pure quelli di montagna) si registra in media un calo del 20 per cento di erba a disposizione del bestiame.

Ecco, l'agricoltura. Sta pagando ovviamente pagando un prezzo altissimo al solleone. Coldiretti calcola al momento 2 miliardi di perdite (secche). Ogni regione ha la sua contabilità, con la Calabria in testa con 310 milioni di danni (finora). Poi Campania e Abruzzo e ancora Basilicata, Sicilia, Lazio, Puglia, Sardegna, la Toscana. Coltivazioni vanto del made in Italy a rischio come i formaggi sardi, le nocciole piemontesi, il basilico ligure (quello che rende così buono il pesto), le olive e l'olio pugliesi, le mele trentine e altoatesine, il Parmigiano Reggiano, il vino e l'olio toscano, siciliano. In Veneto da aprile la Regione ha emesso tre ordinanze per contingentare l'acqua e preoccupa anche, nel Polesine, il cuneo salino che interessa una zona di circa 62mila ettari. E poco consolano le parole di sabato del ministro dell'Agricoltura Maurizio Martina che ha teso le mani alle regioni dicendosi pronto a fare insieme «un censimento dei danni e la verifica delle condizioni per dichiarare lo stato di eccezionale avversità atmosferica».

E poi a peggiorare tutto ci sono le falle del sistema, in senso non tanto metaforico. Come ricorda l'esponente dei Verdi Angelo Bonelli nella nostra rete idrica che ammonta a 474mila chilometri ci sono perdite per obsolescenza e mancata manutenzione pari a 9 miliardi di litri al giorno, il 40 per cento del totale. Il frutto (secco) di una politica sciagurata che vede l'Italia molto indietro tra i Paesi che più investono nel rimodernare gli acquedotti. In Danimarca si spendono 129 euro all'anno per abitante, nel Regno Unito 102, in Francia 88 e noi, che gli acquedotti li abbiamo inventati, appena 32.

In pratica ognuno di noi perde 144 litri al giorno, mentre secondo l'Aidaa con comportamenti più virtuosi (docce più brevi, rubinetto chiuso lavandosi i denti, minor tempo di irrigazione delle piante) ognuno di noi ne potrebbe recuperare appena venti. Meglio affidarsi alla danza della pioggia.

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