
"Le nomine di Minenna e Raineri sono imposte. Ma il sindaco sono io". Così si sarebbe sfogata Virginia Raggi con Salvatore Romeo, Daniele Frongia e Raffaele Marra. I fedelissimi con cui si consultava costantemente attraverso una chat su Telegram rinominata "Quattro amici al bar".
A raccontarlo è oggi La Stampa, che ricorda come questa conversazione sia finita agli atti della procura di Roma che ha indagato il sindaco per abuso d’ufficio e falso in atto pubblico. Ma anche come sia la prova che la Raggi fosse in qualche modo commissariato da Beppe Grillo o comunque dai vertici del Movimento Cinque Stelle. Nonostante lei stessa abbia più e più volte smentito di essere "teleguidata" dall'esterno.
Ma, fa notare il quotidiano piemontese, probabilmente anche dall'interno, dove subiva una certa influenza proprio da quel Marra che - a pochi minuti dall'arresto - ha definito "solo uno dei 23mila dipendenti del Comune". "Ho appena finito di studiare i nominativi per gli incarichi delle strutture di diretta collaborazione del sindaco e del vicesindaco", scriveva infatti nella stessa chat a maggio l'ex capo del personale.
Lo stesso Marra che nel luglio 2016 scriveva al fratello Renato: "Devi farti amico De Vito (il candidato sindaco battuto dalle primarie da Ignazio Marino, ora presidente dell'Assemblea capitolina, ndr), lui è potente. Se diventa tuo amico metà strada è fatta".
E in altri messaggi: "De Vito sta proprio con Casaleggio", "De Vito è un amico, mi voleva fare direttore del terzo dipartimento per parare il culo alla moglie". E quando Renato Marra diventa dirigente, il fratello Raffaele lo rassicura: "Tranquillo gli atti li ha firmati la sindaca. Io che c’entro? Sono parato".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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