Migranti, Conte mette il veto al vertice Ue. E obbliga Macron a mediare

Al vertice Ue Conte minaccia di mettere il veto: "Niente voto se non c'è l'ok sull'immigrazione". Macron si infuria: "Non funziona così". Poi media

Migranti, Conte mette il veto al vertice Ue. E obbliga Macron a mediare

Giuseppe Conte punta i piedi e blocca il documento conclusivo del vertice europeo. Tanto che, alla consueta conferenza stampa che i presidenti del Consiglio Ue, Donald Tusk, e della Commissione, Jean-Cleaude Juncker, tengono alla fine della prima sessione dei lavori, non si presenta nessuno. "La minaccia di porre il veto - fanno trapelare fonti italiane - non è un bluff". Una presa di posizione forte che, pur mandando su tutte le furie Emmanuel Macron, lo obbliga a mediare e a sottoscrivere una bozza che impegna i Paesi europei a farsi carico, "sulla base di sforzi condivisi", dei migranti salvati in mare "secondo il diritto internazionale" e smistati "in centri controllati creati in Stati membri solo su base volontaria".

"Oggi tocchiamo con mano se la solidarietà europea esiste o no". Prima che inizi il vertice, Conte ci tiene a metterlo bene in chiaro. "Noi, compromessi al ribasso, non li accettiamo", aggiunge facendo presagire già dalle battute iniziali che non sarebbe stata una trattativa facile. O meglio: che quella stagione targata piddì, che presta il fianco ai diktat europei, è ormai chiusa. "L'Italia ha sempre dimostrato buona volontà - avverte - se questa volta non dovessimo trovare disponibilità da parte degli altri Paesi potremmo chiudere il Consiglio senza approvare conclusioni condivise". I risultati, che Conte vuole portare a casa, sono quelli già esposti nei giorni scorsi: la modifica del regolamento di Dublino "entro il 2018", il principio per cui quando si arriva in Italia si arriva in Europa, l'apertura di hotspot direttamente in Africa e l'apertura di tutti i porti europei per far fronte agli sbarchi. Ultimo punto, ma non meno importante: il finanziamento della seconda tranche per la Turchia dovrà andare di pari passo con lo sblocco dei fondi per l'Africa.

L'obiettivo di Conte è di raggiungere un accordo sottoscritto da tutti e 28. "Altrimenti - sottolineano le stesse fonti - salta tutto". Non solo. Il premier non ci sta a firmare parti dell'accordo. O tutto o niente, insomma. E così vincola il via libera del documento finale all'approvazione del capitolo sull'immigrazione. Senza quella, si dice disposto anche a porre il veto. L'ultimo che lo aveva fatto era stato Mario Monti nel 2012, e questo manda su tutte le furie Macron. Che sbotta davanti a tutti: "Non sai come funziona un Consiglio europeo! Ci sono delle regole, non ci si comporta in questo modo". Ma Conte non è disposto ad arretrare di un millimetro: "Io sono un avvocato e so che se un documento ha un numero di protocollo quel documento si discute e si approva tutto, non a pezzi".

"Se in passato qualcuno si è fatto convincere con la flessibilità - fanno trapelare dallo staff di Conte - le idee del governo del cambiamento sono ora molto chiare". Nessuna disponibilità, quindi, a discutere solo di secondary movements (i movimenti dei richiedenti all'interno dell'Unione), un tema fondamentale per la Germania. Né ad accettare una proposta, come quella filtrata da fonti dell'Eliseo, di creare hotspot di nuova generazione sul territorio del Paese anche se finanziati da Bruxelles. "Semmai - è il ragionamento - si può pensare alla nascita di centri fuori dalla Ue o anche nella stessa Europa, ma solo su base volontaria".

E così, al termine del braccio di ferro, Macron è costretto a mediare e a mettere a punto una bozza da sottoporre al Consiglio che, tra le altre cose, prevede centri chiusi e controllati per "distinguere tra migranti illegali, che devono essere rimpatriati, e quelli che necessitano di protezione internazionale, per i quali si applicherebbe il principio di solidarietà". Un accordo che sembra soddisfare la cancelliera tedesca Angela Merkel ma che non piace affatto al premier ungherese Viktor Orbàn.

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