Migranti occupano la residenza per anziane

Dovevano essere ospitate momentaneamente, sono diventate le padrone dell'edificio

Migranti occupano la residenza per anziane

Riceviamo e pubblichiamo la seguente precisazione:

In riferimento all'articolo «Migranti occupano la residenza per anziane» pubblicato il 20/7 da Il Giornale, Fondazione Progetto Arca onlus chiarisce: L'articolo contiene falsità e imprecisioni: Progetto Arca non intende, né tanto meno potrebbe, allontanare le signore italiane che a oggi occupano 25 stanze della struttura di via Agordat, che è vincolata da un'autorizzazione del Comune di Milano al funzionamento per casa albergo di persone anziane autosufficienti. Subentrando nella gestione della struttura, infatti, la onlus ha scelto di prendere in carico le ospiti. Come detto, questi 25 posti sono destinati ad anziane autosufficienti. Tuttavia la onlus si sta eccezionalmente prendendo cura di alcune ospiti che, per la loro condizione di salute, necessitano di un ricovero in strutture sanitarie. Situazione fatta presente alle famiglie sia dalla precedente gestione sia da Progetto Arca. Entrambe, infatti, hanno proposto agli interessati soluzioni alternative e idonee, purtroppo senza successo. La struttura dispone di ulteriori 25 stanze da anni inutilizzate. A fronte dell'emergenza profughi in corso, su sollecitazione della Prefettura, la onlus le ha destinate all'accoglienza di donne fragili (vittime di violenza, incinta e con bambini) richiedenti asilo. Ciò nel pieno rispetto delle anziane ospiti, mantenendo immutata la qualità dei servizi offerti e predisponendo spazi indipendenti per le due utenze.
Ufficio Stampa Fondazione Progetto Arca onlus

Milano - Abitano lì da anni e ognuna ha arredato la stanzetta con gli oggetti più preziosi della sua vita: quadri, foto, copriletto ricamati. Le 25 anziane di via Agordat a Milano nella loro residenza si sono sempre sentite a casa. Fino a due settimane fa. Quando nella sala comune si sono presentate delle donne di colore, con indosso delle tute grigie. Sono state accolte, cinque per stanza, e assistite. I volti visibilmente turbati. Ora quelle turbate sono le signore anziane.

Le nuove ospiti, tutte migranti, si sono ambientate fin troppo bene: indossano abiti colorati, mangiano, dormono, hanno occupato il giardino della residenza, parlano tutto il giorno al cellulare. E di pomeriggio fanno lunghi giri in via Padova, in uno dei quartieri più difficili e degradati della città. Non solo, da quando ci sono loro, è aumentato anche il giro di uomini che bazzicano attorno a quella che fino a poco tempo fa era una quieta residenza.

Oltre al danno, la beffa. A quanto pare, le vecchiette sono state intimate dai gestori della struttura a lasciare la residenza. Una specie di sfratto forzato che si manifesta con un mobbing inaspettato. Le anziane non hanno più i loro spazi, hanno dovuto lasciare liberi due piani della residenza. Gli organizzatori hanno fatto capire che non possono più occuparsi di loro, c'è un'emergenza profughi in corso e devono fare spazio alle nuove arrivate. E questo, per parecchie famiglie, significa un problema: trovare un'altra residenza per anziani nel cuore dell'estate è praticamente impossibile, considerando le liste d'attesa (e i costi). Ma la vocazione della onlus Arca, che gestisce la residenza milanese, è chiaramente quella di occuparsi di accoglienza. L'associazione già gestisce l'hub a pochi metri dalla stazione Centrale, dove ogni settimana arrivano decine di migranti. E proprio per preparare i pasti per i profughi utilizza la cucina della residenza per anziane (che per stare lì pagano 1.500 euro a testa).

Lo fa esattamente da quando ha rilevato la struttura dalle ex proprietarie, le Suore del Crocefisso. Che, nel contratto avevano cercato anche qualche garanzia per le anziane ospiti, e si erano assicurate che ognuna di loro fosse lasciata nella sua stanza.

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