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Migranti, pedofilia e ambiente. Francesco conquista gli Usa

Bergoglio cita Martin Luther King e avvisa i vescovi sugli abusi sessuali: "Mai più". Obama: "Grazie per la speranza"

Migranti, pedofilia e ambiente. Francesco conquista gli Usa

Accolto come una rockstar. Una folla immensa lungo le strade di Washington ha salutato Papa Francesco nella sua prima giornata statunitense. Una vera e propria ovazione all'arrivo del primo pontefice sudamericano alla Casa Bianca. «We love you, Pope Francis», urla la gente. Lui risponde con strette di mano, benedizioni, sorrisi. Barack Obama, elegante completo nero e cravatta grigia chiara, lo attende nel giardino della White House, nel South Lawn. E nello stesso istante, dal suo profilo ufficiale, parte un tweet. «Le diamo il benvenuto, con gioia e gratitudine, negli Stati Uniti d'America».

Accanto a Obama, la moglie Michelle indossa un vestito con pizzo nero. Sorriso, nessun inchino, una stretta di mano. Il picchetto d'onore e la banda in costume settecentesco intonano gli inni nazionali. Sguardo fisso in cielo e mano sul cuore per Obama. La testa chinata verso il basso per il Papa. Ventimila persone affollano il giardino presidenziale. Un podio che richiama vagamente una croce.

«Quale figlio di una famiglia di emigranti, sono lieto di essere ospite in questa Nazione, che in gran parte fu edificata da famiglie simili», esordisce Papa Francesco in inglese, ricordando le sue origini di famiglia emigrata dal Piemonte in Argentina. Invita all'inclusione e all'accoglienza: «Auspico che tutti gli uomini e le donne di buona volontà di questa grande e prospera Nazione sostengano gli sforzi della comunità internazionale per proteggere i più deboli nel nostro mondo e promuovere modelli integrali ed inclusivi di sviluppo».

Il Papa affronta anche i temi della difesa della libertà religiosa, al dialogo tra Usa e Cuba (senza tuttavia citare la questione dell'embargo). E soprattutto il tema della difesa dell'ambiente, argomento che accomuna Obama e Francesco. «Mi sembra chiaro che il cambiamento climatico è un problema che non può più essere lasciato a una generazione futura. Siamo però ancora in tempo per affrontare dei cambiamenti che assicurino uno sviluppo sostenibile e integrale, perché sappiamo che le cose possono cambiare». E cita, Bergoglio, il celebre discorso «I have a dream» di Martin Luther King del 1963: «Siamo stati inadempienti in alcuni impegni, ora è giunto il momento di onorarli». Prende la parola Obama. «Il nostro giardino non è solitamente così affollato. Ma l'importanza e lo spirito dell'incontro sono solo un piccolo riflesso della profonda devozione di circa 70 milioni di americani cattolici. E riflette il modo in cui il suo messaggio di amore e speranza ha ispirato così tanta gente, in questo Paese e nel mondo». «L'eccitazione per la sua visita - aggiunge - deve essere attribuita non solo al suo ruolo di Papa, ma per le sue qualità uniche come persona». «Lei è un esempio nella sua umiltà e semplicità, nella gentilezza delle sue parole e nella generosità del suo spirito». Infine, l'incontro privato nello Studio Ovale di 27 minuti. Niente papamobile per Bergoglio che sceglie invece di attraversare il Mall a bordo di una Fiat 500L nera targata SCV1. E incontrando i vescovi americani, il Papa condanna i «crimini» della pedofilia: «Mai più, mai più», è il grido del Pontefice. «So quanto ha pesato in voi la ferita degli ultimi anni - chiosa Bergoglio - e ho accompagnato il vostro generoso impegno per guarire le vittime, consapevole che nel guarire siamo pur sempre guariti, e per continuare a operare affinché tali crimini non si ripetano mai più». Oggi un'altra giornata storica: Bergoglio parlerà al Congresso.

È la prima volta di un Papa.

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