Roma «Appendiamo i fascisti a testa in giù. Di nuovo». Una minaccia, in lingua inglese Make fascist swing again, corredata dall'immagine di Matteo Salvini a testa in giù insieme al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu; al presidente Usa, Donald Trump e al presidente turco Erdogan. Adesivi comparsi a Pavia in corso Garibaldi il 25 aprile. È stato lo stesso Matteo Salvini a denunciare sulla sua pagina Facebook la pesante intimidazione. «A testa in giù per le vie di Pavia. Idioti e vigliacchi, non ci fate paura. Io vado avanti», ha scritto Salvini. Un episodio vergognoso che ha indotto il segretario provinciale della Lega, Jacopo Vignati, a denunciare le minacce alla Digos. Attestati di solidarietà per Salvini da tutti gli esponenti di centrodestra da Giorgia Meloni, leader di Fdi, ad Anna Maria Bernini, capogruppo azzurro al Senato.
«La sinistra a Pavia, appoggiata dai gruppi antagonisti, crea lo scontro sociale con adesivi e commemorazioni pubbliche fuori luogo» è la denuncia del presidente dei Senatori Lega Gianmarco Centinaio che invita ad «isolare questa gente che incita all'odio e alla violenza».
Ma c'è anche un altro episodio che ha provocato un duro scontro tra il sindaco Pd di Macerata, Romano Carancini e l'eurodeputata di Forza Italia, Alessandra Mussolini.
A far infuriare la nipote di duce, figlia di Romano Mussolini e Maria Scicolone, l'inqualificabile scelta di esporre in occasione del 25 Aprile quella che è stata definita la «Pignatta Antifascista». Ovvero un fantoccio di cartapesta appeso per i piedi che rievocava la morte di Benito Mussolini a piazzale Loreto. I bambini dovevano colpire il fantoccio che raffigurava Mussolini per vincere le caramelle. Una «celebrazione» organizzata da collettivi e centri sociali locali alla quale però ha preso parte pure il vicesindaco, Stefania Monteverde.
E ieri la Mussolini è andata a Macerata. «L'immagine di chi prendeva a calci quel fantoccio è per me la stessa dell'Isis», ha denunciato la nipote del duce che è andata arrivata nel capoluogo marchigiano accompagnata dagli esponenti del gruppo forzista in comune per protestare contro quella che lei stessa ha definito «una manifestazione antieducativa» e «un insegnamento vergognoso». La Mussolini ha poi preteso le scuse dal sindaco .
«Chieda scusa alla mia famiglia», ha intimato la Mussolini ma il sindaco ha protestato la sua estraneità ai fatti. «Lei non sente ho detto subito che si tratta di un gesto e ignobile», ha replicato Carancini.E tra i due non si è arrivati a siglare una tregua. «Voi siete antidemocratici», l'accusa della Mussolini prima di andarsene.
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