Ministri clonati. E commissariati da Boschi-Lotti

Gentiloni sceglie usando la fotocopiatrice. Le novità? Minniti, De Vincenti, Fedeli e Finocchiaro. E a Palazzo Chigi sarà guardato a vista dai fedelissimi del Giglio magico. Un ministero per recuperare il rapporto col Sud

Ministri clonati. E commissariati da Boschi-Lotti

Roma - Paolo Gentiloni sceglie la via della fotocopiatrice. Prende la lista dei ministri del governo guidato fino a poche ore prima da Matteo Renzi e lo replica quasi per intero, lavorando di cesello per coprire le caselle aggiuntive o quella lasciate scoperte, come la Farnesina.

I dicasteri alla fine sono diciassette. Rispetto al Governo Renzi si aggiungono il ministero dello Sport, affidato a Luca Lotti, (a lui vanno anche le deleghe all'Editoria e al Cipe) e quello per il Sud, che sarà guidato da Claudio De Vincenti. Tra le (parziali) novità il ruolo di Maria Elena Boschi, madrina della riforma costituzionale, che diventa sottosegretario alla presidenza del Consiglio (sarà la prima donna a sedere su questa poltrona), il passaggio di Alfano agli Esteri e quello di Marco Minniti agli Interni proveniente da Palazzo Chigi dove da sottosegretario aveva la delega ai Servizi. Vere new entries sono Anna Finocchiaro ai Rapporti con il Parlamento e Valeria Fedeli all'Istruzione al posto di Stefania Giannini.

La sostanza politica, comunque, è semplice: Matteo Renzi ottiene la conferma praticamente di tutta la sua squadra (solo 2 ministri, Finocchiaro e Fedeli, non erano già al governo con lui) e piazza due «guardiani» del renzismo (nasce il «governo del Giglio Magico», commenta l'azzurro Lucio Malan), due suoi fedelissimi come Lotti e la Boschi, con quest'ultima che ha evidentemente rinunciato al proposito annunciato in tv di lasciare la politica in caso di sconfitta al referendum. Con Lotti e la Boschi Renzi potrà anche sovraintendere alla tornata di nomine che attende il nuovo governo: Enel, Eni, Poste, Finmeccanica, Terna e tanti altri consigli di amministrazione, con il gran finale della Banca d'Italia (il mandato di Ignazio Visco scade nel 2017). Insomma l'idea del commissariamento politico del nuovo premier è un retropensiero fin troppo scontato e il «Renzi Bis» per interposta persona non è più una ipotesi giornalistica ma un dato di fatto, al netto dell'assenza fisica del segretario Pd da Palazzo Chigi.

Gentiloni non scioglie il nodo dei servizi, la cui delega al momento non è stata affidata ad alcun ministro e dovrebbe restare in carico a lui. Alla luce del pesantissimo schiaffo incassato nel Meridione d'Italia al referendum, Renzi e Gentiloni decidono di creare un ministero ad hoc per Claudio De Vincenti come avvenne con Fabrizio Barca nel governo Monti (ma allora mancava la «specifica» del Sud). Così come la scelta di una ex sindacalista della Cgil nel settore pubblico e in quello tessile, come Valeria Fedeli all'Istruzione è probabilmente pensata per approfondire e migliorare i rapporti con i sindacati della scuola e, in particolare, con i docenti. Scompare il dicastero delle Riforme, che non vengono assegnate almeno per il momento nemmeno sotto forma di delega. Infine, una figura d'esperienza come Anna Finocchiaro - che lascia una poltrona pesante come quella della presidenza della Commissione Affari Costituzionali del Senato - va a gestire i rapporti con il Parlamento dove le ire di Denis Verdini per l'esclusione dalle poltrone che contano lasciano presagire un pallottoliere alquanto ballerino (anche se bisogna ancora fare i conti con le nomine dei sottosegretari).

Ci sono poi due elementi politici che balzano agli occhi: la conferma dell'asse fortissimo con Ncd, con Alfano che conquista un'altra poltrona pesante e diventa ministro del quarto governo consecutivo (Berlusconi, Letta, Renzi e Gentiloni), Beatrice Lorenzin confermata alla Salute ed Enrico Costa agli Affari Regionali. Una scelta che potrebbe avere anche sviluppi futuri in chiave elettorale, con effetti o sulla legge elettorale o sulle composizione delle liste dei candidati Pd.

L'altro è la conferma di Dario Franceschini ai Beni Culturali e di Andrea Orlando alla Giustizia che sancisce la riuscita del nuovo «Patto Gentiloni», con la corrente più pesante fuori da quella renziana che rinnova un accordo di non belligeranza con Renzi, probabilmente destinati ad allungare la sua ombra anche sul congresso Pd.

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