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Minniti e la guerra contro i mulini a vento

Da settimane gli sforzi del Viminale sbattono contro l'indifferenza dei leader

Minniti e la guerra contro i mulini a vento

Marco Minniti non parla di sconfitta. E nemmeno di resa. Anche perché il ministro dell'Interno ritiene di aver un'altra carta da giocare per convincere gli Stati dell'Unione Europea ad aprire i porti ed accogliere i migranti che sbarcano in Italia: un incontro in programma la prossima settimana all'Agenzia di Guardia costiera e di frontiera europea Frontex per ridiscutere il piano operativo sui migranti Triton 2017.

Nel frattempo, però, il summit di Tallinn, tra i ministri dell'Interno sul tema dell'immigrazione, segna una linea di rottura, ben definita, tra l'Italia e l'Europa. Il vertice nella capitale dell'Estonia rinsalda l'asse tra Francia e Germania, che dicono no alle richieste di Minniti, e consegna l'immagine di un'Italia sempre più debole e isolata sul piano europeo. Se la mossa del ministro dell'Interno puntava a stanare chi, tra gli Stati Ue, sostiene la posizione italiana, Tallinn dice in modo netto che l'Italia è sola. A caldo, il titolare del Viminale cerca di limitare i danni, ma il segnale politico più evidente che arriva dal vertice estone si riassume nell'inconsistenza dell'esecutivo Gentiloni. La riunione - spiega - è andata secondo le aspettative, perché c'era un'agenda che era già stata disegnata dall'incontro di Parigi di domenica scorsa e dalla Commissione europea».

La riunione di Tallinn - sottolinea il ministro - rileva "una posizione quasi unanime» su tre punti: Libia, codice di condotta delle organizzazioni non governative, e rimpatri con la stretta sui visti». Anche se non formalmente, il summit estone era chiamato a dare una risposta politica alle richieste italiane. Minniti aveva posto una condizione imprescindibile all'Europa sul tema dell'immigrazione: la condivisione con altri Stati dell'accoglienza dei migranti salvati nel Mediterraneo. Una proposta che il Viminale aveva avanzato in una lettera a Frontex, in cui si chiedeva una «revisione del piano operativo sui migranti Triton 2017» e la riapertura dei porti dei Paesi europei. L'Europa gela l'Italia, bocciando la proposta.

Tallinn è solo l'ultimo schiaffo che l'Europa riserva all'Italia sul tema dell'immigrazione: il fallimento del piano di ricollocamento negli altri Paesi dell'Ue dei richiedenti asilo politico che arrivano in Italia è stata un'altra pagina della debolezza italiana in sede europea. Tra gli Stati dell'Unione europea si è creato un fronte, compatto, anti-Italia: I primi no sono arrivati da Germania e Belgio. «Non sosteniamo la cosiddetta regionalizzazione delle operazioni di salvataggio», ha dichiarato il ministro dell'Interno tedesco Thomas de Maiziere.

Anche Belgio e Spagna hanno voltato le spalle a Minniti: «Non credo che il Belgio aprirà i suoi porti» ha detto il ministro per la politica migratoria belga Theo Francken mentre Juan Ignacio Zoido, ministro dell'Interno spagnolo, ha chiarito che «i porti della Spagna sono sottoposti a una pressione importante nel Mediterraneo occidentale». Minniti, ora, confida in un risultato positivo nell'incontro all'agenzia Frontex, Ma, dopo Tallinn, il destino dell'Italia appare segnato.

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