«Mio figlio gay, un'onta» Il padre organizza un raid per pestare il suo partner

L'uomo era ossessionato dalla relazione omo Con un amico è partito in missione punitiva armato di mazza e pistola: feriti altri due giovani

Nadia Muratore

Cuneo Per lui, persona stimata e conosciuta, scoprire di avere un figlio omosessuale era stato come un colpo al cuore. Un'onta insopportabile, da lavare anche con il sangue, in un raid che punisse il presunto amante del suo «bambino» e servisse anche da lezione, per stroncare la relazione tra i due.

Così un imprenditore di Alba - nel cuore delle colline di Langa con un amico si è appostato nella piazzola di un distributore di benzina nel piccolo paese di Benevello, in frazione Manera e, in piena notte, ha aggredito l'amico del figlio, un astigiano di origini marocchine. Armato di pistola e mazza da baseball, l'uomo si è scagliato contro un'auto arrivata nell'area di servizio, ma ha sbagliato il «bersaglio», colpendo una persona che non c'entrava nulla. Con una mazza da baseball ha rotto il finestrino, poi ha cominciato a sferrare calci e pugni contro quel giovane capitato lì per caso. Intanto il complice aveva preso di mira un secondo veicolo, dove a bordo c'era proprio il «bersaglio» che cercavano, il fidanzato del figlio dell'imprenditore. Insieme alla vittima predestinata, c'era anche un altro ragazzo: entrambi sono stati malmenati e minacciati con una pistola. Ad avere la peggio, è stato l'accompagnatore del giovane astigiano che, medicato in ospedale, è stato dimesso con una prognosi di 90 giorni, per le ferite riportate in varie parti del corpo. Gli altri due, invece, se la sono cavata con una quindicina di giorni a testa.

Da quando aveva scoperto che suo figlio di 18 anni era gay, il papà non si dava più pace, per lui era diventata un'ossessione. Per questo ha iniziato a seguirlo, l'ha spiato su Facebook, ha controllato i suoi messaggi e quando ha scovato la data e l'ora dell'appuntamento tra i due ragazzi, non ci ha pensato due volte, organizzando la spedizione punitiva.

Subito dopo l'aggressione, si era parlato di rapina e tutto il piccolo paese di Benevello, era pronto a scendere in piazza per chiede più sicurezza. Ma agli inquirenti non tornavano troppe cose: la modalità dell'aggressione, la violenza inaudita per un furto che, in realtà, non c'era stato. E così in poco tempo hanno ricostruito un altro scenario. «Analizzando i filmati della videosorveglianza che ha ripreso le auto in entrata e in uscita dal paese - spiega il comandante del Nucleo operativo provinciale di Cuneo, Nicola Ricchiuti - e raccolto le testimonianze delle vittime e degli avventori di un ristorante poco distante, ci siamo orientati verso l'ipotesi di una vicenda dai contorni familiari e omofobi».

Il padre, dopo essere stato interrogato, ha ammesso in parte il gesto e le motivazioni. Lui e il suo amico, sono stati denunciati e dovranno rispondere di concorso in lesioni personali aggravate, violenza privata, minacce aggravate e danneggiamento.

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