Coronavirus

La missione in prima linea degli anestesisti

La missione in prima linea degli anestesisti

Spettabile direttore,

leggendo stamane la sua testata sono (e «siamo» come anestesisti, professione che coinvolge circa 15mila professionisti in Italia) rimasta abbastanza sorpresa nel vedere su il Giornale un titolo davvero importante nelle dimensioni e ingombrante nel messaggio emotivo: «Il documento segreto per decidere chi salvare. Direttiva choc ai medici: curare chi ha qualche speranza».

Ovviamente curiosa, ho letto con attenzione il testo dell'articolo a firma di Maria Sorbi ed ho scoperto che si trattava di un articolo sulle «Raccomandazioni di etica clinica per l'ammissione a trattamenti intensivi e per la loro sospensione, in condizioni eccezionali di squilibrio tra necessità e risorse disponibili», che sono state pubblicate alcuni giorni fa dalla Siaarti, società di cui sono presidente.

Purtroppo le differenze di tono, di messaggio, di background, di forza emotiva tra articolo e titolazione mi è saltato fastidiosamente agli occhi.

Per Sua comodità le preciso qui:

- che si tratta di un documento così pericolosamente segreto che la Siaarti l'ha reso pubblico lo scorso 29 febbraio sul suo sito web, da cui probabilmente l'hanno con facilità scaricato i suoi redattori. Nessuna segretezza, nessun manuale diabolico o massonico, ma solo un documento di responsabilità di fronte ad un'emergenza che pone domande a chi opera e cerca di condividere risposte assistenziali;

- che si tratta, inoltre, di una «Raccomandazione» e non di una «Direttiva», raccolta e definizione di un atteggiamento clinico che la nostra Società invita tutti i suoi aderenti a seguire alla luce delle evidenze: le «direttive», invece, sono norme di legge ben più imperative e che - in quanto tali - esulano dalle competenze e prerogative di una società scientifica.

Le invio queste precisazioni nella certezza che Lei voglia considerarle e condividerle con i suoi capi redattori, che certamente hanno ritenuto opportuno trasformare un articolo di normale informazione sul nostro Documento in un messaggio di scoperta di inopinati e malcelati segreti capaci di portare alla tomba in modo occulto molti nostri connazionali.

Il titolo migliore per il pezzo (che per altro ha raccontato il nostro documento in modo sufficientemente equilibrato) sarebbe stato: «Gli anestesti si interrogano: come trattare i pazienti di fronte all'emergenza e alla carenza di posti in terapia intensiva?». Ma un titolo così non avrebbe attratto i lettori e i cercatori di indignazione a mezzo stampa che anche in questi giorni animano il nostro tempo.

Flavia Petrini, presidente Siaarti

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Egregia presidente, la ringrazio di questa sua puntualizzazione che non smentisce una sola parola di quanto da noi scritto. Ognuno fa il suo lavoro, e il vostro è in questo momento è il bene più prezioso che ha il Paese. Siete come i soldati in prima linea e il nostro destino è affidato alle vostre capacità e alla vostra resistenza. Si figuri quindi se è nostra intenzione polemizzare oggi con voi. Tutto ciò non comporta però che noi dobbiamo fare il nostro di lavoro, che più modestamente è quello di informare. E noi abbiamo informato che voi vi state preparando alla sciagurata ipotesi di dover un giorno decidere chi provare a salvare e chi no. La cosa fa paura a noi e prendo atto anche a voi, al punto di provare a negare che così è. La notizia che abbiamo pubblicato, come lei ammette, è vera al cento per cento, l'abbiamo definita «segreta» solo perché tutto ciò che resta confinato in ambiti ristretti e riservati tale è per l'opinione pubblica alla quale noi ci rivolgiamo. Un consiglio: non si nasconda dietro un dito, rivendichi le sue decisioni e le sue direttive. Non è questo il momento di lanciare i sassi e nascondere le mani.

AS

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