Siamo alle primissime battute e già serpeggia più di un malumore tra i Cinque Stelle alle prove generali di governo con il centrodestra. Adesso che con l'elezione a presidente del Senato della berlusconiana di ferro Elisabetta Alberti Casellati i pentastellati hanno perso la «verginità» e votato il loro primo accordo di palazzo, molti faticano a mascherare la propria insofferenza.
Certo, Roberto Fico è presidente della Camera. Ma il prezzo pagato per vedere seduto uno del Movimento sulla poltrona della terza carica dello Stato è ritenuto troppo alto. Da sempre nemici degli inciuci, ipercritici nei confronti degli avversari politici di altri esecutivi scesi a compromessi pur di governare, eccoli al primo ostacolo venire a patti con il «nemico». Ma davanti alle telecamere che li rincorrono dopo il voto per sondare gli umori della nomina della Casellati, l'imbarazzo degli onorevoli è palpabile. «È politica», riconosce il senatore M5s, Daniele Pesco, ammettendo però che un po' di mal di pancia votando ce l'ha avuto. Mentre il leader Cinque Stelle, Luigi Di Maio, non trova le parole e scappa via in silenzio. Decisamente più esplicita la senatrice Barbara Lezzi, che confessa a Repubblica di «essersi turata il naso» per votare l'esponente forzista. Del resto la Casellati era considerata un'impresentabile in campagna elettorale, tanto da essere inserita nell'elenco degli avversari da infangare su internet. Fu un'iniziativa che in Veneto sollevò molte polemiche, quella, ma che la dice lunga sul cambio di passo compiuto dai Cinque Stelle dopo la vittoria alle elezioni, pronti adesso a farsi piacere la giurista azzurra da sempre in prima fila a difendere Berlusconi e le leggi considerate ad personam, dal processo breve al legittimo impedimento, che i grillini della prima ora, per i quali Forza Italia era il male assoluto, non avrebbero mai digerito.
Basta sentire quello che dice Marco Travaglio dell'elezione della Casellati a Palazzo Madama per chiedersi se il Movimento ce la farà ad andare avanti assorbendo altri colpi come questo senza snaturarsi. Per il direttore del Fatto Quotidiano, giornale di riferimento dei Cinque Stelle, la Casellati «è la quintessenza della casta che Lega e M5s volevano cancellare». «Fosse per me - ha detto Travaglio intervistato da Lucia Annunziata a Mezz'ora in più - la Casellati non farebbe nemmeno l'amministratore di condominio. È in assoluto impresentabile, ma forse in Forza Italia è una delle meno impresentabili. Se l'accordo Cinque Stelle-destra riguarda solo i presidenti delle Camere non ci trovo nulla di strano, non sappiamo se quello che abbiamo visto è inciucio o no, lo è se nasconde contropartite per il governo».
È innegabile che l'appoggio dei Cinque Stelle all'elezione della giurista berlusconiana stia scuotendo il Movimento, al di là della contropartita ottenuta con la nomina di Fico. «Votando la Casellati io ho votato Fico», dice appunto il senatore Danilo Toninelli, soddisfatto perché il M5s è riuscito così ad impedire la nomina di Paolo Romani. Ma è soprattutto la base del Movimento ad essere di traverso.
«Spero tanto di sbagliarmi, ma per avere la presidenza della Camera si è iniziato la fine del M5s», è uno dei commenti lasciati dagli attivisti sul blog delle Stelle. Anche sui social il malcontento è palpabile. E siamo solo al primo passo. Altri compromessi potrebbero arrivare. Il Movimento sarà in grado di reggerli?
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