La morte ha sciolto l'abbraccio della pandemia. Addio a Rosa, adesso Giorgio è rimasto solo

Ricoverati nello stesso ospedale, i medici li fecero incontrare a sorpresa

La morte ha sciolto l'abbraccio della pandemia. Addio a Rosa, adesso Giorgio è rimasto solo

Ci sono abbracci che contengono il mondo, e lacrime che allagano gli oceani, e fotografie che raccontano storie belle che hanno finali brutti, ma la vita è questo tipo di abbaglio, che alla lunga la tristezza vince sempre sulla felicità, ma a noi basta che di quest'ultima ce ne resti sempre un po'.

Era il 14 aprile dell'era del coronavirus, la Pasqua era passata da due giorni e la pandemia scandiva le nostre giornate e faceva il contrappello delle nostre paure: quel giorno si contarono 2.972 nuovi contagi e 602 nuovi morti. Ma l'Italia quel martedì riuscì a commuoversi per l'abbraccio tra due vecchietti fragili e fortissimi, le mani a toccare l'uno il volto dell'altra, in testa capelli di due diversi bianchi, lei con mascherina e guanti, lui no. Erano Giorgio e Rosa, 77 anni lui, 74 anni lei, 52 dei quali passati insieme a Levata, piccola frazione del comune di Grontardo. Quella foto era stata scattata in una stanza dell'ospedale di Cremona e documentava un romantico agguato, quello organizzato dai medici del nosocomio. Giorgio era stato ricoverato il 17 marzo per una polmonite da Covid, qualche giorno dopo anche lei era finita in quelle corsie ma in un altro reparto, quello di chirurgia multispecialistica, per sottoporsi a un intervento che nulla aveva a che fare con il virus. Quando Giorgio aveva saputo che Rosa fosse a qualche decina di metri da lui, i due avevano preso a tubare in lunghe chiacchierate al telefono. Tutti ricordano la dolcezza di lui, la tristezza confessata a medici e infermieri per non poter avere accanto la compagna di una vita.

A un certo punto, quando le condizioni di Rosa migliorarono, il personale dell'ospedale complottò per organizzare l'incontro clandestino. Con una scusa portarono i due in una stanza e poi lasciarono che l'amore facesse il resto. Qualcuno impugnò un telefonino e immortalò quel momento - e chissà se chiese il permesso - e il risultato fu quel piccolo capolavoro di semplicità, entrato nella galleria della pandemia. «È stato uno di quei momenti che non si dimenticano - raccontò quel giorno a Cremonaoggi Manuela Denti, coordinatrice di ginecologia dell'Asst di Cremona -. Nessuno di noi è riuscito a trattenere le lacrime. Un lungo abbraccio, dolci parole, dieci minuti di tenerezza e il desiderio di assicurarsi delle reciproche condizioni di salute». Quella foto è finita sui giornali, dove tutto dura un giorno. Ma è rimasta appesa nella stanza dove le infermiere si riposano, ed è stata l'immagine da cui tutte loro traevano un po' di forza in più nei momenti in cui la spossatezza e lo scoramento sembravano avere la meglio.

«In questi giorni dannati - aveva detto la Denti - la fatica ci schiaccia, ma un attimo prima che abbia la meglio su di noi corriamo tutti a vedere Giorgio che abbraccia la Rosa lì sulla parete e non possiamo fare a meno di dirci: Ne vale la pena».

Ieri Rosa è morta, per gli strascichi della sua malattia. Queste lacrime nessuno le può asciugare, ma ci sono abbracci che nemmeno quella stronza della morte può sciogliere.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica