Morto soffocato in auto. È mistero su un operaio

Aveva mani legate e un sacchetto in testa. Gli inquirenti: ipotesi racket o prestiti a usura

Morto soffocato in auto. È mistero su un operaio

Roma. Le mani legate sul volante. Una busta sulla testa, stretta attorno al collo da fascette di plastica, i vetri oscurati con delle coperte. È giallo a Roma, sulla Circonvallazione Tuscolana, per il ritrovamento di un cadavere in avanzato stato di decomposizione dentro un'auto. Ad allertare le forze dell'ordine una passante, insospettita dall'odore nauseabondo. Agli agenti la macabra scoperta. Le braccia legate, la testa, avvolta dal cellophane, reclinata di lato: sembra tutto tranne un suicidio. Almeno sulle prime. Come è morto V.D., 48 anni di origini ceche, sparito da Ciampino il 24 settembre? A denunciare la sua scomparsa la compagna, una moldava di 28 anni che con la vittima aveva un figlio di 5 anni. Un caso «anomalo». Il poveretto, incensurato, apparentemente non aveva problemi. Da una decina di anni in Italia, V.D. era un imbianchino specializzato nelle ristrutturazioni. Secondo quanto racconta la donna il compagno non soffriva di depressione e non avrebbe mai avuto intenti suicidi. Nessun biglietto che potrebbe spiegare il gesto estremo. Secondo la ricostruzione del commissariato Tuscolano la vittima parcheggia l'auto, una Mazda, sullo stradone che dal Parco degli Acquedotti porta a via Palmiro Togliatti. Dopo aver tappezzato parabrezza e vetri laterali con dei plaid, si toglie la vita. Non prima di essersi legato la busta di plastica al collo con delle fascette da elettricista. A quel punto, nonostante il principio di soffocamento, riesce a legarsi il polso destro al volante. Con l'aiuto della stessa mano destra, poi, fa altrettanto al polso sinistro. Secondo i rilievi della polizia scientifica il laccio, però, non è stretto come l'altro. Il legaccio è lasciato lasco, lento spiegano gli investigatori che sul caso non escludono l'omicidio. Chi avrebbe voluto la sua morte? La donna racconta di una vita normale. Qualche committente che tarda a pagare, le tasse, lo stop di oltre due mesi dovuto al Covid tanto da dover stringere la cinghia. Ma problemi economici gravi, o addirittura disperati, no. Mentre le indagini del commissariato Tuscolano proseguono ascoltando amici e colleghi del 48enne, il cadavere è all'Istituto di Medicina Legale di Tor Vergata in attesa dell'autopsia. È soprattutto nella cerchia dei suoi conoscenti che si cercano le risposte ai mille dubbi su una morte assurda. Cinecittà e il Tuscolano sono un territorio difficile. La camorra legata alle famiglie Moccia - Magliulo del casertano con il traffico di droga, i sinti delle famiglie Casamonica, Di Silvio e Spada con le estorsioni, il racket degli alloggi popolari e gli usurai romani. L'operaio ceco potrebbe essere finito nelle mani di uno strozzino.

Ipotesi scartata dagli inquirenti: difficile che un «cravattaro» arrivi a uccidere rinunciando, così, ai soldi prestati. Che un incaricato del recupero crediti ci sia andato pesante lasciandosi sfuggire la situazione? Ancora: che la vittima abbia visto qualcosa che non avrebbe dovuto vedere e sia stata «suicidata» ad arte?

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