Norme più dure contro gli abusi nella Chiesa e soprattutto verso chi insabbia le denunce. Un nuovo passo in avanti di Papa Francesco nelle lotta alla pedofilia tra i preti arriva con la conferma delle disposizioni volute quasi quattro anni fa, a seguito del vertice sulla tutela dei minori indetto da Bergoglio in Vaticano nel febbraio del 2019 alla presenza dei presidenti delle conferenze episcopali di tutto il mondo. Da quell'incontro era nato il motu proprio Vos estis lux mundi, che era stato adottato «ad experimentum» per un triennio e che oggi viene anche aggiornato. La novità principale riguarda il «Titolo II» e sta nel fatto che con la nuova versione della lettera apostolica del Papa anche i laici che sono (o sono stati) a capo di associazioni internazionali, oltre ai vescovi e ai superiori religiosi, dovranno rendere conto del loro operato alla Santa Sede e, se sarà dimostrata una loro «negligenza» nella gestione dei casi durante il loro mandato, potranno subire sanzioni. Si parla di quelle associazioni riconosciute o erette dal Dicastero per i laici, la famiglia e la vita, un centinaio circa (le più famose sono quelle dei focolarini, dei neocatecumenali, dei ciellinj), che raccolgono al loro interno decine di migliaia di iscritti e che operano al servizio della Chiesa Cattolica.
Sconti a nessuno, insomma, soprattutto perché, scrive il Papa nel motu proprio «Nostro Signore Gesù Cristo chiama ogni fedele ad essere esempio luminoso di virtù, integrità e santità. Tutti noi, infatti, siamo chiamati a dare testimonianza concreta della fede in Cristo nella nostra vita e, in particolare, nel nostro rapporto con il prossimo. I crimini di abuso sessuale - aggiunge il Papa - offendono Nostro Signore, causano danni fisici, psicologici e spirituali alle vittime e ledono la comunità dei fedeli».
Un'altra modifica al testo del 2019 riguarda la tutela di chi fa la segnalazione di un presunto abuso: va protetto non soltanto chi presenta la denuncia, ma anche «la persona che afferma di essere offesa e i testimoni». «Vengono considerate vittime di abusi sessuali», spiega l'arcivescovo Filippo Iannone, canonista e Prefetto del Dicastero per i Testi Legislativi in una intervista a L'Osservatore Romano, il quotidiano della Santa Sede, «i minori, le persone che hanno abitualmente un uso imperfetto della ragione e gli adulti vulnerabili. Questa nuova norma, voluta dal Papa, credo dimostri la particolare attenzione che la Chiesa riserva alle persone più deboli e indifese, la cui libertà e dignità devono essere da tutti rispettate e protette, punendo in modo esemplare la loro violazione».
Nel motu proprio viene anche inserita la norma secondo cui le diocesi devono dotarsi di «organismi e uffici», facilmente accessibili al pubblico per ricevere le segnalazioni di abusi. Si spiega inoltre che deve essere il vescovo del luogo dove sarebbero avvenuti i fatti denunciati che deve aprire l'indagine.
«Affinché tali fenomeni, in tutte le loro forme, non avvengano più - scrive ancora il Papa - serve una conversione continua e profonda dei cuori, attestata da azioni concrete ed efficaci che coinvolgano tutti nella Chiesa, così che la santità personale e l'impegno morale possano concorrere a promuovere la piena credibilità dell'annuncio evangelico e l'efficacia della missione della Chiesa. Anche se tanto già è stato fatto, dobbiamo continuare ad imparare dalle amare lezioni del passato, per guardare con speranza verso il futuro».
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