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"Movimento del premier improbabile. Forza Italia cresce? È responsabile"

Il politologo: "Draghi non vuol diventare un capo politico e non benedirà nessuno. Il partito Repubblicano? Non è una soluzione"

"Movimento del premier improbabile. Forza Italia cresce? È responsabile"

Gianfranco Pasquino, professore emerito di Scienza Politica dell'Università di Bologna, ritiene che la nascita di un «partito di Draghi» sia del tutto improbabile. La medesima impossibilità, per l'accademico, riguarda l'ipotesi della creazione di un partito pensato attorno alla figura del premier in carica. Anche il «partito di Draghi senza Draghi» sarebbe destinato a rimanere sul piano delle ipotesi ventilate ma irrealizzabili. Per il professore, i provvedimenti del governo ed il «senso di responsabilità» spiegano la crescita elettorale di Forza Italia.

Professore, si fa un gran parlare di «partito di Draghi»...

«Mi pare assolutamente improbabile. Credo che il premier Mario Draghi, una volta terminata questa esperienza, augurandomi ed augurandogli di finirla bene, cercherà qualcos'altro di istituzionale. Non tenterà di diventare un capo politico. I precedenti, poi, non sono promettenti».

Viene spesso citato, specie nell'universo centrista, l'ipotesi della nascita di un «partito di Draghi senza Draghi».

«Non so cosa possa essere un partito di Draghi senza Draghi. Il presidente del Consiglio, in maniera quasi sicura, non benedirà nessuno. E dunque cosa faranno? Si definiranno da soli come partito di Draghi? Non vedo come possano farlo».

Forza Italia, invece, viene data in crescita di consensi dai sondaggi. Stare al governo conviene?

«Non è sconveniente se si fanno delle cose e se si ha senso di responsabilità. L'esecutivo procede abbastanza bene e quindi una parte di elettori ha deciso di premiare Forza Italia che contribuisce all'attività del governo. Questo mi pare positivo anche dal punto di vista dell'elettorato, non solo da quello di Forza Italia. Mi sembra logico e - ripeto - tutto sommato positivo».

Enrico Letta sta virando al centro. Il Movimento 5 Stelle non è considerato affidabile...

«Non sarà affidabile ma è necessario come alleato. Lì si trova circa il 15% dei voti. Per il centrosinistra, bisogna che quei voti stiano insieme. Magari il Movimento 5 Stelle si scinderà ma il totale dei voti resterà comunque attorno al 15%. E non basta andare verso il centro, soprattutto se il centro prova ad organizzarsi per conto suo. Letta ha bisogno dei grillini ed i grillini hanno bisogno dell'appoggio del Pd».

Il centrodestra è in fase di riorganizzazione.

«Il centrodestra deve trovare il modo di stare insieme. Matteo Salvini deve riflettere sulla sua leadership e deve ripensare la sua strategia. Dal mio punto di vista, un Partito Repubblicano non è la soluzione. Poi se Forza Italia rimane pro europeista e la Meloni resta non europeista permane un problema. Una coalizione può esistere comunque ma prima bisogna contare i voti: al centrodestra conviene il proporzionale. Così i partiti prima possono contare i consensi e poi allearsi».

Sembra esserci movimento al centro, con Italia Viva e Coraggio Italia. Poi però c'è pure Carlo Calenda che si è alleato con Più Europa...

«Vedo tanti galli e pochi pulcini, cioè pochi elettori. Non so cosa vogliano fare. Quando si voterà, queste realtà potranno anche risultare determinanti per la costituzione di una maggioranza. Salvo che ci sia un'alta soglia d'ingresso in Parlamento, a questi partiti converrebbe, in un sistema elettorale di tipo proporzionale, andare separatamente per poi contarsi, mettendosi insieme, in seguito alle elezioni. Non vedo punti di convergenza tra renziani, totiani e calendiani, se non siamo contro la destra e contro la sinistra».

In Italia manca un partito che guardi di più verso sinistra?

«Non vedo tutti questi lavoratori che cercano in maniera disperata un partito laburista. L'elettorato italiano ha perso largamente le sue connotazioni di classe.

Un partito operaista potrebbe essere creato dai sindacati che però, sulla scena politica, giocano un ruolo irrilevante».

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