Natale blindato e senza i tuoi. Nel governo vince la linea dura

Divieti e intransigenza per evitare una terza ondata che farebbe naufragare l'esecutivo: tutti in giallo rinforzato

Natale blindato e senza i tuoi. Nel governo vince la linea dura

L a seconda ondata è arrivata come una piena prevista ma inattesa. E ha riempito il Paese di lutti e di sofferenze. Ora il governo, che aveva riempito l'estate di amene discussioni sui banchi a rotelle, non ha alternative. E sposa la linea dura, quasi ottocentesca, tutta divieti e intransigenza, teorizzata per settimane dai ministri Francesco Boccia e Roberto Speranza. L'Italia sulla carta scivola dolcemente verso il giallo ma il giallo, come aveva anticipato il Giornale, è un'illusione cromatica. Dal 21 dicembre al 6 gennaio il Paese vivrà come sospeso dentro una bolla satura di impedimenti e raccomandazioni, l'unico modo per tenere lontana la temutissima terza invasione del virus. Un disastro che sommergerebbe il Paese, ma farebbe naufragare anche il governo.

E allora il giallo diventa il colore delle vacanze immobili. Niente sci. Niente palestre e piscine. Chi andrà in albergo la sera del 31 dicembre dovrà rassegnarsi a cenare in camera, come nemmeno in tempo di guerra.

I ristoranti rimarranno aperti anche nei giorni da bollino rosso degli affetti, il 25, il 26 e Capodanno: certo, la misura salva una parvenza di pranzo di famiglia ma ha un che di sadico perché la chiusura inderogabile alle 18 è un controsenso per chi comincia a servire piatti alle 19, ancora di più nel periodo dei cenoni e dei veglioni. Non tintinneranno i bicchieri, non ci saranno brindisi fragorosi ma solo striminzite tavolate fra conviventi. Chi va all'estero deve mettere in conto una faticosa quarantena di due settimane. E per chi rimane va anche peggio. I movimenti fra le Regioni, pure quelle gialle, saranno imbrigliati: addio seconde case, montagna e mare, a parte il guinzaglio corto del perimetro regionale. E poi c'è quella misura rigidissima, quasi feroce, che incolla tutti nei propri Comuni, grandi ma anche piccoli e piccolissimi, il 25, il 26 e il 1° gennaio. Un provvedimento che condanna al silenzio sotto le luci dell'albero i giovani e gli anziani che spesso ritagliano queste date e le idealizzano come un'isola di umanità quando il Natale è solo un puntino lontano nel calendario in ombra della malinconia. Poi magari si troverà un escamotage, lo stato di necessità per i nonni fragili che vivono la solitudine ma non possono stare soli. Chissà.

I giorni dei sentimenti e della frenesia seguiranno un metronomo rallentato, ovattato come in un acquario. Coprifuoco dalle 22, anche se i negozi chiuderanno alle 21. Poca cosa, piccola concessione alle Regioni, ai Comuni e ai cittadini esasperati che chiedevano deroghe, aperture, orizzonti più lunghi per lo sguardo e per il portafoglio.

Le quasi mille croci in 24 ore, una Spoon River venuta su in un amen, uccidono anche il dibattito e ogni sacrosanta esigenza che non sia legata alla guerra sanitaria. «Quasi 1.000 persone sono morte a causa del Covid in 24 ore - ripete il segretario del Pd, Nicola Zingaretti - rifletta chi non capisce quanto è importante tenere alta l'attenzione. Il nemico è il virus, non le regole».

Troppi mesi sprecati in discorsi fumosi e talvolta di sconsiderato autoincensamento, troppo affanno oggi nel tentare una difficilissima convivenza con il virus, possibile, forse, solo con un'adeguata programmazione e massicci investimenti sul fronte del tracciamento, delle terapie intensive, delle assunzioni di medici e infermieri.

Meglio predisporsi al giallo rinforzato, come lo chiamano con una certa ipocrisia a Palazzo Chigi, e a

un'austerità monacale che nessuno di noi si sarebbe mai immaginato.

Il nemico, in ogni caso, è perfido e crudele. Speriamo che questo Natale anaffettivo sbarri davvero la strada all'epidemia che ci stringe come una piovra.

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