Milano Nuove tragedie delle migrazioni. Nel Mediterraneo si continua a partire, ma a gennaio è un mare più insidioso e più freddo.
Un'imbarcazione è affondata ieri nel mar Egeo, tra la costa turistica di Cesme e l'isola greca di Chios. Un'altra vicino all'isola greca di Paxos, diretto probabilmente all'Italia.
Un'agenzia di stampa turca ha riferito che undici persone hanno perso la vita, nelle acque turche. Tra questi, purtroppo, otto erano bambini, mentre altri otto naufraghi sono stati salvati. Nel secondo episodio sarebbero morti 12 migranti, tra cui alcuni bambini, mentre risultano 21 superstiti, salvati dalla Guardia costiera. A renderlo noto, in questo caso, proprio l'autorità greca. Le operazioni di salvataggio vanno avanti a sud est dell'isola greca di Paxos e vi sono anche dei dispersi: si ritiene che a bordo dell'imbarcazione vi fossero 50 migranti circa, in tutto.
Sconosciuta ancora la nazionalità dei migranti che hanno perso la vita, ma si ritiene che alcuni fossero afghani. Le ricerche sono state condotte anche con l'aiuto di un elicottero, anche se con pochissime le speranze di ritrovare in vita gli altri occupanti dell'imbarcazione che risultano dispersi. Alla fine, dunque, il triste computo delle vittime è destinato inesorabilmente a salire.
Secondo Unhcr, l'agenzia delle Nazioni unite che si occupa dei rifugiati, nel 2019 sono stati 74.500 i migranti passati dalla Turchia alla Grecia.
Ed è infatti una rotta, quella fra Turchia e Grecia, che è stata trafficatissima in questi anni, alimentata dalle partenze di moltitudini in fuga da guerre o persecuzioni, in particolare dalla Siria e Irak, ma anche da territori più remoti, comunque potenzialmente in grado di ricevere tutela in Europa secondo
le norme sul diritto di asilo. E tutto questo mentre l'Europa tentenna e tarda a darsi una linea che sia in grado di proteggere chi ne ha diritto, senza lasciare soli i Paesi meta delle migrazioni: la Grecia come l'Italia.
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