Nel paese malato di polmonite in coda per le bottiglie d'acqua

Viaggio a Montichiari, dove sono 26 i casi di contagio Paura tra gli abitanti. Scorte esaurite nei bar e negozi

Nel paese malato di polmonite in coda per le bottiglie d'acqua

A Montichiari che - «forte» dei suoi 26 casi di polmonite batterica - è in testa alla contagiosa epidemia «bresciana», ci sono tre supermercati ma neppure una bottiglia di acqua minerale. Né liscia, né gassata, né Ferrarelle. Neanche fossimo in tempo di guerra. La fila è lunghissima davanti ai bancali delle bottiglie di plastica. Ma è una coda inutile. Sold out. Come l'ultimo romanzo dell'immarcescibile Aldo Busi che a Montichiari abita da sempre, ma che della polmonite e della legionella che la scatenerebbe non ha alcuna paura. E chi lo ammazza a Busi? Un virus analfabeta no di certo; men che meno un bacillo illetterato.

«Chi porta una borsa ne porterà mille», scriveva in «Sodomie in corpo 11» un giovane Aldo; e mille sono pure le borse della spesa con cui i monteclarensi escono dai market con la faccia delusa di chi cerca una confezione di acqua Levissima e invece deve ripiegare su una cassa di birra. E come la mettiamo con i bambini? E l'acqua per cuocere gli spaghetti? E allora non resta che farsi coraggio, aprire il rubinetto e riempire la pentola di acqua sperando che non sia infetta.

«Io un'idea di questa epidemia me la sono fatta - spiega la casalinga di Montichiari, razza ben più evoluta rispetto alla sua collega di Voghera -. È tutta colpa delle schifezze gettate nel fiume Chiese che quando esonda inquina le falde idriche». Una spiegazione piuttosto rudimentale, che però non è granché diversa dalle «disamine tecniche» degli esperti. Sta di fatto che se tra la Bassa Bresciana e l'Alto Mantovano si contano dal 2 settembre ad oggi 237 contagiati, il sospettato numero uno è proprio lui: il fiume. O meglio, gli sversamenti che finiscono nel fiume. La procura di Brescia ha disposto mappatura e analisi dell'intera rete idrica aprendo un fascicolo per epidemia colposa, finora contro ignoti. Ma basta fare qualche domanda in giro e, i nomi, vengono fuori eccome. Sono quelli dei signori dei liquami zootecnici e industriali imputati di contaminare le falde: forse non quella profonda da cui attinge l'acquedotto, ma probabilmente quelle più superficiali che alimentano i tanti pozzi privati usati in agricoltura e non solo. E in una situazione di questo tipo tanto la pioggia quanto la siccità possono creare le condizioni favorevoli per la diffusione della legionella (che, va ricordato, si trasmette solo per inalazione). Gli infettivologi degli Spedali Civili di Brescia scioglieranno presto le riserve, ma è probabile che i test di laboratori sui campioni prelevati confermino la tesi della casalinga di Montichiari; magari avendo cura di sostituire la parola «schifezze» con la più elegante formula «agenti patogeni». Ma la sostanza non cambia. Ne è persuaso anche il primo cittadino di Montichiari, il sindaco Mario Fraccaro, stimatissimo ex dirigente scolastico, con la sventura di guidare il paese con la più alta concentrazione di discariche di rifiuti speciali della Lombardia.

Il professor Fraccaro in questi giorni è più intervistato del premier Conte e parla con una drammatica cognizione di causa, considerato che fra i 26 malati di polmonite che hanno interessato Montichiari ci sono ben tre suoi familiari. «Si tratta di mio fratello, della sorella di mia moglie e di suo cognato. Per fortuna le loro condizioni non sono gravi. Ma, familiari a parte, il problema è un altro: capire cosa abbia causato tutti questi casi. Ogni giorno tante persone vengono da me chiedendo consigli e informazioni. Nel Comune c'è preoccupazione per quanto sta accadendo». Anche perché non emerge un filo conduttore che accomuni i vari casi di polmonite: le persone contagiate sono diversissime tra loro e non c'è alcun tratto che li accomuni. Insomma, un mistero. Con un virus che colpisce trasversalmente senza fare sconti a nessuno. «Mio fratello - racconta il sindaco - ha accusato i primi sintomi, ma non c'è stato bisogno del ricovero, mentre per gli altri due miei parenti è stato necessario l'ospedale».

Ma nessun allarmismo. Dall'assessorato regionale alla Sanità assicurano che la «curva epidemica è in calo». Il sindaco ha aperto regolarmente le scuole: «Tutte le autorità sanitarie ribadiscono che non c'è pericolo per l'utilizzo dell'acqua dei rubinetti». E allora perché nei giorni scorsi si è proceduto con solerzia a lavori di sanificazione e manutenzione degli impianti idrici di tutti gli istituti del territorio? «Sono interventi di routine, che facciamo sempre alla vigilia della ripresa delle lezioni». Sarà, ma qui nessuno è tranquillo. Soprattutto gli anziani per i quali il batterio sembra nutrire una spiccata preferenza; anche se poi, in realtà, tra i 17 casi finora accertati di positività alla legionella (di cui tre mortali) ci sono anche soggetti over 40.

Intanto al bar nella piazza di Montichiari si continuano a ordinare più bottigliette d'acqua che caffè: «Ormai abbiamo esaurito le scorte - dice il cameriere -.

Ma, se gradisce, le offro un bel chinotto». Una ragazza ha in mano «Le consapevolezze ultime», il bellissimo libro che Busi ha appena finito di scrivere. L'opera si chiude con un perentorio «tiè!». Che sia rivolto alla legionella?

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