Tutte le strade, anche quelle meno «pulite», portano a Siena. Che negli ultimi vent'anni sembra essere diventato l'occhio di qualsiasi ciclone non solo finanziario. I grovigli armoniosi fra politica e banca hanno avuto diramazioni insospettabili che vanno oltre i primi cento debitori insolventi cui l'istituto ha prestato incautamente fiori di milioni senza vederli più tornare indietro. Perché ricostruendo la storia di Giulio e Francesca Occhionero che odora di massoneria, di apparati militari e istituzioni finanziarie americane, spunta - puntuale come un orologio svizzero - il Monte dei Paschi.
L'ascesa e la caduta di Giulio Occhionero - considerato l'«hacker» fra i due fratelli, mago dell'informatica e ingegnere nucleare - passa per le consulenze con società americane ma anche per il Monte. Giulio un tempo era parecchio conosciuto nel mondo dei trader finanziari. Si occupava sostanzialmente di trading veloce, la compravendita giornaliera di titoli finanziari (azioni e derivati) e - come ha riportato qualche giorno fa Il Messaggero - a un giornalista che era casualmente entrato in contatto con lui, aveva raccontato di un contenzioso con Mps, banca per la quale aveva lavorato come consulente e che avrebbe conseguito robusti guadagni proprio grazie al suo metodo. Nelle carte dell'inchiesta si legge che «nel 2002 il Monte dei Paschi (ai tempi presieduto da Pier Luigi Fabrizi e guidato da Vincenzo De Bustis, ndr) ha adottato la sua metodologia di trading giornaliero implementando un'apposita linea dedicata ai clienti high-net-worth». Ovvero con un patrimonio netto elevato. La consulenza era però finita in mano agli avvocati: Occhionero avrebbe fatto causa a Mps perché per la sua collaborazione gli avevano offerto una cifra che riteneva troppo modesta (qualche centinaia di migliaia di euro), a fronte di guadagni straordinari che il Monte aveva - secondo lui - realizzato.
Nella città del Palio, fonti locali riferiscono al Giornale che in realtà quel software creato da Giulio era stato fornito alla banca dall'Università La Sapienza di Roma. In effetti, Occhionero nel 2000 ha fondato il Quantitative Finance Group, joint venture tra la sua società Westland Securities e l'ateneo capitolino dove lo stesso esperto informatico si era laureato. E dal marzo 2001 avrebbe fatto parte per due anni, come unico membro esterno alla banca, del comitato investimenti del Monte nel business del private banking come consulente nella selezione dei portafogli di investimenti. Non solo. Anche la sorella Francesca, prima di puntare al mondo dell'alta finanza, ha conseguito un dottorato di ricerca in Scienze chimiche proprio alla Sapienza, poi ha cambiato vita.
Ma c'è un altro fil rouge che lega i due fratelli Occhionero a Siena ed è la massoneria. Nell'ordinanza di custodia cautelare si legge anche che Giulio Occhionero è legato con gli ambienti della massoneria italiana, in quanto membro della loggia «Paolo Ungari Nicola Ricciotti Pensiero e Azione» di Roma, della quale in passato ha ricoperto il ruolo di maestro venerabile, parte delle logge de Grande Oriente d'Italia». L'attuale Gran Maestro del Goi, Stefano Bisi, in un'intervista rilasciata nei giorni scorsi si è definito una «vittima, non conoscevo Giulio Occhionero, ma appena letta la notizia dell'inchiesta ho provveduto a sospenderlo dal Grande Oriente d'Italia». Il nome di Bisi compare tra quelli spiati dagli Occhionero, insieme ad altri 337 «fratelli».
Ma soprattutto è molto noto a Siena. È suo il copyright del «groviglio armonioso» fra finanza e politica che ha scandito la storia della città e della sua banca di riferimento.
Bisi è stato caporedattore e poi vicedirettore del Corriere di Siena, amico dell'ex presidente di Mps Giuseppe Mussari nonché il più importante massone della città toscana. E di recente è finito nel registro degli indagati della Procura di Siena nell'ambito dell'inchiesta «Time Out» sul fallimento per bancarotta fraudolenta della Mens Sana Basket.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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