«Nessuna truffa, ma sto pagando tutto»

«Assunsi mia madre: ero giovane e si poteva. Errore del commercialista»

Fabrizio de Feo

Roma Onorevole Lara Comi, lei oggi è sotto i riflettori per aver assunto sua madre al Parlamento europeo nel 2009.

«Non c'è stata né truffa, né inganno. Prima del 2009 nessun regolamento vietava l'assunzione di familiari. Ero giovane, avevo 26 anni, e così pensai di farmi aiutare da mia mamma, professoressa di Lettere, che si mise in aspettativa. Era una persona di cui potevo sicuramente fidarmi e che mi è stata vicina in tutti i momenti importanti della vita».

I regolamenti, però, da lì a poco cambiarono.

«Fu introdotto il divieto di ingaggiare parenti per evitare che i parlamentari si mettessero in tasca i soldi destinati ai loro collaboratori. Il mio commercialista pensava che avremmo avuto a disposizione un anno di transizione per scegliere un nuovo assistente, ma si sbagliava. Fu un errore commesso in totale buona fede, che ho scoperto solo nel 2016».

A quel punto decise di restituire i soldi?

«Certo, e non solo l'importo netto ma tutta la somma lorda destinata a mia madre, quindi anche le tasse versate allo Stato italiano. Inoltre avendo fatto un accordo con il Parlamento per dilazionare il pagamento, oltre ai 126mila euro pago anche gli interessi».

Si sente responsabile per quanto è accaduto?

«Come persona che ha un ruolo pubblico mi prendo tutte le responsabilità di questa vicenda e ho già messo in atto tutte le azioni necessarie.

Mi sono comportata con la massima trasparenza e anche per questo non ho nessun problema a parlarne. É come quando deleghi a qualcun altro di fare la dichiarazione dei redditi e poi ti arriva la cartella di Equitalia. Sto pagando pegno per un errore non commesso da me».

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